Al Caffè del Teatro
Certe domeniche d'autunno, quando non ho niente da fare, dopo pranzo prendo la macchina e vado al Caffè del Teatro a Civitanova Alta. Mi piace il suo arredamento un po' rétro, la sua pasticceria, l’aroma del caffè e soprattutto i modi eleganti e raffinati del barman. Mi piace anche la piazza dove si affaccia, Piazza della Libertà, un piano inclinato che scende verso via Oberdan e scivola giù fino alle mura medievali e a Porta Marina. Mi piace la gente che si incontra: anziani, artisti, tuttologi del calcio, fumatori incalliti, poeti falliti, scout brizzolati con i calzoncini corti. Oggi ho parcheggiato al centro della piazza. Ho alzato lo sguardo dall'auto e ho visto sbucare da Corso Annibal Caro un tipo che mi salutava da lontano con un braccio alzato. Per buona creanza ho ricambiato il saluto. Lui si è avvicinato. Aveva i capelli bianchi, il viso scarno, lo sguardo un po' stralunato. Quando è arrivato a pochi metri da me, mi ha detto: – Venite, vi faccio vedere la macchina! – Quale macchina? – gli ho chiesto. – Non siete qui per vedere la macchina? – No – Allora niente, ciao! “Forse sarei dovuto andare lo stesso?!” mi sono chiesto mentre mi dirigevo verso il bar. Davanti alla porta c'era un anziano che scrutava la piazza. Aveva una giacca a scacchi e una cataratta completamente bianca all'occhio destro. I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo. – Oggi non se vede nisciù! – ha attaccato bottone. – Eh già – avrei voluto fare una battuttaccia, ma ho desistito. – Oggi proprio non ci sta nisciù in piazza, chissà com'è? – Sarà per la pioggia. Oppure sentiranno freddo – gli ho risposto – Ma do' lo vedi lo freddo! – mi ha biasimato. L'ho lasciato sulla porta e sono entrato. Il Caffè mi ha accolto con il suo arredamento finto belle époque e con i suoi pasticcini che occhieggiavano dietro la vetrinetta. Mi sono lasciato sulla destra la cassa ed ho ammirato la parete piena di quadri apparentemente disordinati. Dopo aver individuato un tavolino libero, mi sono voltato verso il bancone. Il barman mi ha sorriso e ho ordinato un caffè. – Si accomodi pure – mi ha risposto – glielo porto al tavolo. Che garbo! Che gusto le domeniche d'autunno al Caffè del Teatro!