Il 23 dicembre 2019 Michela Murgia scrisse sulla sua pagina Facebook:

Quando ero ragazzina lessi un libro che si chiamava “La bella di Cabras”. Il libro, famosissimo in Sardegna, ha fatto la leggenda (e la maledizione) della bellezza delle donne del mio paese e narra di una sguattera sedotta e abbandonata dal padroncino che si annega incinta e disperata. A ben pensarci è cominciata lì la mia sequenza di lettura di storie di donne morte male. E dico “male” perché, se morire è il destino di tutti, la morte tragica nella narrazione popolare sembra adattarsi alle donne in modo del tutto particolare. Nell’opera lirica ottocentesca sono poche le eroine che sopravvivono alla loro storia. Tosca si getta da Castel Sant’Angelo, Violetta e Mimì muoiono di tisi, Carmen finisce ammazzata, Norma si immola sulla pira, Aida si fa intombare, Madama Butterfly si trafigge con la spada e tutte lo fanno per un uomo, con un uomo o contro un uomo. Nella letteratura non cambia molto: per secoli nessuna donna ha avuto una storia propria a prescindere dall'amore per un uomo e in quell’amore spesso ci è morta male, da Giulietta Capuleti che si pugnala per seguire Romeo nella morte fino a Bella Swan che per stare con Edward alla pari vuole morire e risvegliarsi vampira. Tutta la fantasia creativa degli autori ci ha passato l'idea che, se amano davvero, le donne amano da morire. E' la nostra natura. Secondo questa narrazione, piangere, essere fragili e delicate, svenire per un nonnulla e addormentarsi in sonni metaforici sarebbero la quintessenza del nostro carattere, qualcosa che ci distingue nettamente dagli uomini, a meno che essi non siano deboli di carattere e si mettano a “fare le femminucce”. Così si fa strada l’idea che l’animo femminile sia naturalmente tragico, che le lacrime ci siano facili, la tristezza sia nel nostro dna, soffrire ci si addica e morire, specie se per amore, sia il top della gamma di una vita vissuta sul filo del dramma. E' per questo che sto attenta a come maneggio le storie in cui qualcuna muore e sto ancora più attenta se devo scriverle. So che io e Chiara Tagliaferri racconteremo anche le magnifiche Morgane che hanno scelto la propria fine, ma lo faremo a modo nostro, oggi consapevoli che la tragedia non è un valore aggiunto nella vita delle donne, il dramma non è il nostro destino e nessuna morte ci fa più belle.

#morganasonoio