Dacci oggi i nostri algoritmi quotidiani Gli algoritmi sono programmi informatici che cercano indizi per restituirti esattamente ciò che desideri. Gli algoritmi sono i processi informatici e le formule che trasformano le tue domande in risposte. Attualmente gli algoritmi di Google si basano su oltre 200 segnali univoci o “indizi” che consentono di intuire che cosa stai realmente cercando. Questi segnali includono elementi quali i termini presenti nei siti web, l’attualità dei contenuti, l’area geografica e il PageRankLa scoperta degli algoritmi proviene dalle origini dell’aritmetica che avvenne, parallelamente, sia nel mondo occidentale (babilonese) sia nel mondo orientale (India e Cina) intorno al 2000 a.C. L’esigenza che gli antichi sentivano come utile per i loro scopi commerciali pare sia stata quella di composizione e scomposizione di un numero nei suoi fattori. Oggi gli algoritmi governano il modo in cui l’informazione digitale viene costruita, e lo fanno con vari sistemi di misura. Infatti gli algoritmi sono ormai tra noi, incuneati in molte attività umane e tutta l’informazione digitale usata dai singoli utenti (ma anche dalle imprese) si basa sulla valutazione (e misurazione algoritmica) di quattro parametri: popolarità, autorevolezza, reputazione e previsione comportamentale. Gli algoritmi tendono quasi sempre a prevaricare sui nostri pensieri e a determinare la materializzazione degli stessi. Si potrebbero elencare un’infinità di esempi dal campo dell’informazione a quello economico e finanziario, politico, sociale dove la funzione di tali algoritmi evidenziano la tendenza a indirizzare la nostra attenzione verso notizie che stimolano le nostre paure irrazionali, le nostre abitudini malsane. Gli algoritmi sono un riflesso di noi. Stanno mappando i comportamenti e le tendenze umane naturali – ciò che clicchiamo, per cosa ci indigniamo, ciò che ci piacerà. Fanno parte di noi. Inavvertitamente abbiamo creato un sistema multimediale che “monetizza” i nostri difetti. Uno dei principali svantaggi degli algoritmi è che essi, a meno di autori molto critici e che si affidano ad altri per la loro valutazione, riproducono i pregiudizi di chi li crea. Gli algoritmi sbattono la porta in faccia a milioni di persone, spesso per le ragioni più insulse, e non offrono possibilità di appello. Nel mondo del lavoro gli algoritmi sono presenti in maniera massiccia quando si parla di assunzioni di personale. Nella selezione del personale vengono impiegati “algoritmi discriminatori” per il personale da assumere che rigettano automaticamente le domande di lavoro avanzate da determinate classi sociali. Non sempre però gli algoritmi mirano dritto all’obiettivo.
Massy ©