Le mie radici
Un paese di cinquanta abitanti nell'Alto Monferrato.
Questa è sempre stata la culla troppo stretta in cui sono cresciuto, tra le piccole scuole di campagna e il profondo senso di frustrazione nell'interagire coi miei pochi e troppo diversi coetanei. Avevo cuore e mente proiettati nella scienza, guardavo le stelle mentre tutti erano legati alla terra. Non li capivo, e loro non potevano capire me.
Sei anni a Torino per l'università, poi tre anni a Varsavia per il dottorato.
E ora che torno nei luoghi della mia infanzia solo per l'estate, solo per vacanza, mi rendo conto di quanto mi manchi tutto, di quanto in realtà anche io faccia parte di questa terra, inscindibilmente e inestricabilmente. Le stradine scalcinate attraversate in bici, i vecchi campanili, le sagre di paese, le colline incoronate di vigneti e le notti fresche con l'eco dei grilli.
Parte di me è ormai troppo lontano. Il sogno di trasferirmi in Finlandia è ancora forte, ma non sarà mai nulla senza una comunità viva come quella che, nonostante i dieci anni di assenza, mi accoglie ancora e sempre come se fossi a casa.
Ma l'altra parte sa che anche dall'altro lato del continente posso ancora essere tra di loro, fare qualcosa per aiutare un piccolo paese di campagna che, come molti in Italia, sta inevitabilmente scivolando verso l'abbandono e l'inarrestabile invecchiamento. Questa parte di me sa perfettamente che siccità come queste mettono a dura prova un paese di anziani, e la crisi climatica incombe sui miei compaesani con molta più prepotenza di quanto minacci le mura sicure di Varsavia o Helsinki.
Però posso fare qualcosa, posso fare la mia parte.
Posso aiutare il mio paese a costruire gli strumenti necessari per resistere e rinascere. Dall'indipendenza energetica alla permacultura, dalla raccolta di pioggia alle assemblee di paese, ho tutte le conoscenze e le idee per affrontare il destino della mia terra natia e per dare forma a un futuro nuovo, che non lasci indietro nessuno.
Perché nonostante i miei rami possano estendersi fino all'Artico, le mie radici rimarranno sempre qui.
- Andrea “Clockwork” Barresi