Liberazione Fossile

Il 25 Aprile è quel giorno dell'anno in cui abbiamo la possibilità di ripetere con forza le origini antifasciste e pacifiste della nostra repubblica. Negli ultimi dieci anni però (e forse anche di più, ma sono troppo giovane per ricordare), nel dibattito pubblico questa festa nazionale è diventata “controversa”, segno che l'indirizzo dei media tradizionali e dei loro ospiti sta scivolando lentamente a destra, come vi siete già accorti tutti tra Salvini, Meloni e “governi tecnici” (= neoliberismo draghiano).

Quest'anno il dibattito è amplificato da un'invasione vera, una guerra prevaricatrice e immotivata che rompe il tranquillo standard quotidiano a cui eravamo abituati nell'Occidente. Il paragone tra i partigiani ai tempi de* nostr* nonn* e l'odierna resistenza ucraina è immediato, e tanti ne hanno già scritto profusamente tra critiche alla NATO e riferimenti all'ANPI.

Quello su cui voglio concentrarmi è un altro tipo di oppressione, più surrettizio e apparentemente inevitabile ma che dopo ottant'anni stiamo dissotterrando solo ora, nel 2022: i giganti fossili.

Vari settori, dall'agricoltura alla finanza, dall'energia ai trasporti, sono in larga parte dipendenti dai combustibili fossili. L'IPCC conferma con rigore inattaccabile che non possiamo più permetterci di emettere CO2, che dobbiamo letteralmente liberarci da questo ricatto energetico.

Eppure ancora molti non vedono questa situazione come oppressiva. Non sentono il bisogno né l'urgenza di essere liberati, non provano il timore di un regime, questa volta climatico e non politico, fatto di eventi estremi e non di leggi razziali, che diventerà progressivamente più severo e immiserente per la gran parte della popolazione italiana e mondiale.

Forse il totalitarismo fossile sta, lentamente, perdendo forza, tra massicci investimenti nelle rinnovabili e interruzione di molte centrali a carbone. Questo non basta a ostacolare le grandi compagnie petrolifere (Gazprom, Shell, BP, Exxon e anche ENI, che fu proprio protagonista del miracolo italiano nel secondo dopoguerra), che continuano e continueranno a fare i loro interessi, rallentare la transizione alle rinnovabili e costringendoci in ogni modo a sottostare al loro ricatto fossile.

E la domanda a cui non riesco a rispondere è: quand'è che, come * nostr* bisnonn*, ci renderemo conto che dobbiamo prendere la situazione in mano? Che quando l'alternativa all'oppressione sembra non esistere, sono i cittadini a lottare per la propria libertà, in questo caso energetica e climatica, per il diritto ad avere un futuro? Quanto, insomma, dovremo ancora aspettare sotto il giogo fossile prima di diventare partigiani climatici e sfidare faccia a faccia il sistema che a cento anni di distanza ci piega al servilismo in una nuova veste?

Le Camicie Nere avranno anche cambiato stile e volto, ma sono ancora lì. Un giorno sarà compito nostro salire sulle montagne, non per sfuggire alla polizia fascista ma alle alluvioni e alle siccità, e far fronte al regime fossile.