sotto il regime sionista è del tutto casuale vivere o morire. la bomba cade qualche centinaio di metri più in là, vivi; altrimenti muori. ti negano il visto per uscire e farti curare dove ancora ospedali esistono, muori; il burocrate di turno è distratto e gli cade la firma su un permesso, tu vivi, forse. l'ambulanza passa, forse vivi; l'ambulanza viene bloccata per due, tre, cinque ore, muori. una disattenzione del soldato che manovra il drone e fai in tempo a ripararti, altrimenti sei puntato e ucciso. il cecchino starnuta e vivi, è concentrato e muori. non è che vivi perché sei un bambino di sei anni o un'anziana di ottanta; è semmai perché lui ha un colpo di tosse, o in quel momento ha lasciato la postazione per farsi un selfie. questa remissione di ogni onore e rispetto, di ogni elemento umano, per affidare invece tutto alla macchina di morte, che passando lascia qualche alone di vita solo per errore, è israele. israele ha dimostrato di essere questo in quasi un secolo di vita propria e morte altrui. e proprio luminosamente questo è apparso chiaro negli ultimi due anni. senza la più vaga ombra di dubbio.



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