Caro diario,
questa mattina mi sono svegliato e ho iniziato a costruire una palizzata con Elettra, pensavamo di metterci un sacco di tempo e invece – l'esperienza evidentemente qualcosa fa – abbiamo lavorato in maniera efficace usando a) sega circolare b) trapano punta ferro c) flessibile d) mazzuolo e scalpello e) viti autofilettanti testa a stella (che ho fortemente rivalutato) e poi abbiamo guardato la nostra opera e abbiamo detto però, però.
Tra i momenti topici, a) stavo piantando un palo di metallo di due metri e mezzo e mi è scappato il mazzuolo ma per fortuna la mia gamba ha attutito il colpo b) dopo aver finito di avvitare le viti autofilettanti mi sono guardato la mano e sembrava avessi posato la mano su una piastra rovente.
Poi sono crollato. Mi sono sdraiato sul divano con l'ebook reader a leggere “Storia Aperta” e ne ho letto un bel po' e poi sono crollato nel sonno. Mi sono risvegliato che abbracciavo l'ebook reader come fosse un peluche, mi sono fatto tenerezza da solo. Mi sono rimesso a leggere e ad un certo punto ero come Pippo, quando i cinesi gli buttano la sabbia sugli occhi, avete presente.
Alle sette avevo prenotato il campo da tennis. Elettra dice non so se ce la faccio, io guardo la mano e le dico che non so nemmeno se riesco a prendere la racchetta in mano, e quando ci diciamo queste cose in genere poi prendiamo all'improvviso e andiamo e infatti siamo andati.
Sul campo da tennis abbiamo fatto del tennis situazionista, una cosa che somiglia molto al tennis, ma difficilmente comprensibile dall'esterno, comunque è stato forte, dico “forte” perché se scrivo divertente Facebook lo fa diventare blu e se ci passi sopra appare un pollice blu, io odio Facebook, è una piattaforma che ci scrivo solo come terapia, per migliorare il mondo, ma poi smetterò prima o poi.
Comunque, nel campo di tennis c'era il manifesto dell'associazione che gestisce il campo e dietro delle scritte a pennarello, e mi sono avvicinato a leggerle ed erano scritte belle, tipo “vengo da Torriglia per giocare a tennis perché amo il tennis”, o “continuerò a giocare a tennis perché voglio vincere tutte le partite!”, o “basta con la guerra, piantatela, I <3 Ucraina” e sono rimasto lì ad osservarle come un piccolo miracolo.
Mentre giocavo mi ronzavano attorno dei piccoli moscerini suicidi, cosa che non ha migliorato molto il mio tennis, e mi sembravano gli occhi che roteavano attorno alla sacerdotessa di Diaries Of A Spaceport Janitor e quindi dopo un po' gli ho voluto anche bene ai moscerini, mi sembrava di essere in questo mercato spaziale, in un mondo reale.
Flashback: qualche giorno fa ero veramente in un mercato, lo stavo attraversando per andare dall'operatore Tre, in quanto mi avevano rubato il cellulare e andavo a chiedere la copia della sim e mi è successa questa cosa strana, che mentre ero lì che camminavo, circondato da quella massa di persone, mi sono reso conto che non ero tracciabile.
Nessun wi-fi a cercarne altri, nessun bluetooth ad annusare intorno, nessuna rete a mandare metadati al mondo, nessun gps a dire a Google dove stavo andando, nessun social da contattare o che mi potesse contattare, nemmeno nessuno a chiamarmi per telefono. Di colpo mi sono sentito scollegato dalla rete e quindi invisibile.
Ero tornato ad essere un semplice essere umano che camminava in mezzo ad altri esseri umani, solo lì, solo in quel momento, nessun log, nessun tracciamento, ero proprio io, lì, in quel momento e sarei potuto sparire, girare strada, infilarmi da qualche parte e nessuno lo avrebbe saputo. Avevo tutta la responsabilità del mio prendere spazio, della massa corporea, del tempo che passava e non mandavo segnali al mondo.
Così, in mezzo a quel mercato e in quel baccano, con quei corpi che mi scontravano o mi evitavano, ero solo per la prima volta dopo tanto tempo.