[diario dal divano]

Comunque ieri mi sono seduto sul divano per fare compagnia a terzogenita che – aspirante al mondo dello spettacolo – guarda con piacere il Festival, lo aspetta proprio. Serpi in seno come se piovesse. Dopo un figlio che ama la matematica pura, una figlia che vuole cantare. Comunque, tavolino di vetro, cuscino, piede sul cuscino, il festival.

È anche la prima volta che guardo la televisione da un bel po' di tempo e quindi è stato peggio. Prima del festival c'era un qualche programma che parlava del festival, una specie di propaganda che propaganda se stessa, una reclame nella reclame e – a un certo punto – intervistano qualcuno che poi avrebbe fatto qualcosa nel festival, e lo intervistano nel camerino mentre una donna le fa il phon.

E inquadrano, in primissimo piano, il phon, cioè la marca del phon. È chiaramente uno sponsor, infatti poi il marchio ritornerà nella pubblicità in maniera esplicita qualche minuto dopo, ma in quel momento era pubblcità occulta e sono rimasto sbalordito, ho guardato terzogenita che fissava lo schermo senza dire niente, aveva messo la testa sul mio petto, aveva undici anni, era felice.

Poco dopo una ragazza era su un poggiolo con la scritta enorme Generali e anche questo era uno sponsor. Tutta questa prima parte di preparazione era una specie di coro greco che commentava, ma non tra atto e atto, ancora prima dell'inizio, ma questo coro greco serviva a incassare soldi dagli sponsor.

Mi sono sentito così dentro gli anni ottanta, altro che Stranger Things.

Poi è iniziato il festival vero e proprio. La retorica, il linguaggio usato dalle persone che presentavano, era triste. Era tutto vecchio. Le facce dei presentatori sembrava che avessero le rughe già trattate con Photoshop, sulla pelle. C'era questa idea – morta – di gioventù in corso. Di disfacimento.

Ad un certo punto, uno dei presentatori ha detto la frase, parlando del palco che era stato ripulito. “Sono passate le donne delle pulizie a pulire”. E ho pensato ma che cazzo. Le donne delle pulizie. I presentatori sono maschi, le presentatrici appaiono, come spettri, bonus level di tanto in tanto. Le donne presentatrici sembrano più degli ospiti a cui i maschi concedono di fare qualcosa.

Io, giuro, non ho detto niente. Dopo un minuto terzogenita mi dice, sento la sua voce che mi esce dal petto. “Ma solo le donne puliscono? Voglio dire, solo le donne fanno i lavori di pulizia?”. E io ho detto di no, che effettivamente è un lavoro che spesso viene fatto dalle donne, ma che esistono anche uomini che puliscono. Li ho visti. Terzogenita ha detto ok.

Poi sono apparsi tre cantanti che – quando io ero un bambino e mia madre guardava il festival – erano vecchi. Qui erano più che vecchi, erano tre pezzi della televisione, intendo il tubo catodico, tre pezzi di un puzzle che a nessuno oggi passerebbe per l'anticamera del cervello di mettere insieme. E per tre quarti d'ora buoni sono rimasto a vedere questa cosa surreale, queste tre persone che impattavano.

Inconsciamente mi sono chiesto perché. Questo bisogno di avere un passato. Sarà un preludio a un qualche tipo di fascismo, mi sono chiesto, non avere più nessuna fiducia nel contemporaneo. Terzogenita era affranta. “Ma non la piantano più!” si lamentava. Lei voleva vedere i cantanti giovani. Le era piaciuto uno, poco prima, il solito dipendente dell'autotune. “Sembra un egittista” aveva detto. “Uh?”. “Uno nato in Egitto” ha spiegato. “Egittista”.

Ho tre figli che sanno l'inglese meglio dell'italiano ed è un fiorire di neologismi ogni momento. Comunque.

Ho anche cercato di difenderli i tre vecchi, ho detto a terzogenita, però senti che voce che hanno ancora, “tu che ami il canto dovresti apprezzare”. Anche se usavano tutti i trucchi che potevano per reggere, la voce c'era ancora, avevano più voce loro che i rapper ventenni di prima o i cinquantenni che sarebbero arrivati di lì a poco.

La voce sopravviveva a tutto il resto, al corpo. Si sentiva il suono della loro voce sforzata e irreale all'interno della microfonia che la amplificava mentre il corpo si disfaceva, tenuto insieme dall'esercizio e dal benessere. Erano i guerrieri invincibili richiamati alla fine di Nausicaa, che mandavano il loro raggio distruttore e poi sarebbero crollati, sotto al peso del tempo.

Poi, la finta emozione dei ragazzini, il finto rispetto verso di loro, i loro vent'anni e rotti, quel posto così piccolo, in un piccolo punto della Liguria. È normale dei baracconi essere finti, è la loro natura. Meno, la loro moltiplicazione. La diffusione massiva del loro linguaggio.

Alla fine, dopo il ritorno di due rapper normalizzati, dopo così tante canne adesso sul palco a cantare il valore del mettere la testa a posto per il mantenimento della famiglia, altri morti sul palco, ho detto a terzogenita basta, che c'era a scuola il giorno dopo. Lei ha protestato, ma pochissimo. Abbiamo spento tutto.