[Diario dal letto]
Rompersi un piede è una rottura di coglioni. Non grave, non irrimediabile se non esageri nel numero di ossa rotte, ma ti rendi conto in maniera più esplicita che sei un essere vivente sottoposto alla gravità. Non poter appoggiare un piede per terra, vuol dire che puoi spostarti saltellando sull'altro che non è abituato. Tutto il corpo si adatta per cercare di farti fare gli spostamenti minimi, e manda poi dolori peggiori di quelli del piede da proteggere.
Fa male la schiena perché sei stato ore a letto, fa male il polpaccio del piede che usi per saltellare con le stampelle, fanno male i pettorali che devono fare forza sulle stampelle, fa male un cazzo di non so quale muscolo che deve tenere sollevata la gamba mentre saltelli sull'altra, fanno male gli addominali non so perché, immagino per empatia con il resto del corpo. Andare in bagno e tornare a letto mi sembra di essere andato fino alle termopili, avere sconfitto gli spartafasci a colpi di stampelle e poi essere tornato sanguinante in Persia a riposarmi sotto le coperte.
La colpa è mia, ho trascurato il mio corpo per troppo tempo, poca attività fisica, poca ginnastica e soprattutto ho avuto la bella idea di invecchiare, superare i cinquanta, cosa cazzo avevo in testa, non potevo restare per sempre nei trenta a cazzeggiare, fare errori madornali aspettando un futuro che non sarebbe mai arrivato? Un sacco di gente lo fa. E invece no, tac, diventiamo cinquantenni, bella cazzata. Vabbè, ormai fatta.
In più uno pensa, beh sei a letto, il piede non ti fa tanto male, no? se stai immobile no, ti rilassi leggendo romanzi, stando al computer no? Cazzeggi in rete, giochi ai videogiochi, scrivi, no?
No. Vorrei sfatare questo mito. Il letto è comodo, è il metodo più economico per sentirsi benestanti, ma ecco, dopo una, due ore inizi a girarti, spostare cuscini, sentire il tuo corpo che brucia, fare errori, innervosirti, avere fastidio, prurito, sentirti sporco, avere dolori a questa o quella parte del corpo, troppo caldo, troppo freddo, col cazzo che mi rilasso nel letto.
La vescica. Parliamo della vescica. La pipì. Sei nel letto e senti che sarebbe meglio che facessi pipì. Ma tu sai che per fare la pipì devi attraversare tutto il peloponneso, fare un ponte di navi in prossimità dello stretto del Bosforo, chiamare Mardonio che ti aiuti ad aprire la porta del bagno e poi sconfiggere gli spartafasci, arrivare ad Atene, pisciarci sopra e poi tornare indietro, dolorante, nella tua amata Persia. Una impresa solo a pensarlo.
Infine internet. Internet è piccolo. Te ne rendi conto quando sei lì nel letto. Perché in realtà mentre sei lì, solo a casa, per ore e ore, tu non vuoi girare su internet, tu vuoi feedback. Notifiche. Gratificazioni. Vuoi comunicare, ah dannata abitudine umana. Comunicare. Ma non troppo, la gamma della comunicazione che non include gente che inizia a romperti i coglioni su qualcosa. Comunicazione gratificante. Creativa. Superficiale.
E quindi resti sempre sui cinque/sei siti che ti garantiscono ritorno, cuoricini, segnini rossi di spunta, notifiche. E lo fai per ore. Alla sera, dopo una giornata così social, aspetti solo di scomparire nel nulla, tu e l'umanità tutta.
Un'ultima nota: no. Non faccio parte delle persone che apprezzano se gli telefonate quando stanno male. Soprattutto se sono bloccate a letto, magari dormono distrutte e il cellulare è in un'altra stanza e quindi fanno disastrose alzate, afferramento di trampoli o come si chiamano, corse per raggiungere un cellulare da cui poi si sente una voce che dice “ah volevo solo sapere come stavi”.
Prima bene. Prima che mi telefonassi bene. Se volevi sapere come stavo usavi Facebook, l'hanno fatto apposta, non mi telefoni. Mamma.
Anche perché, se decido di sfidare la sorte e mi alzo con le stampelle, credo canadesi ho due possibilità, come nelle storie a bivi: o uso le stampelle o porto oggetti. Non posso muovermi portando con me il cellulare, o il portatile, se non facendo gravi acrobazie che nemmeno al circo Togni.
Comunque, questo per dire che per ora va tutto alla grandissima, che sto bene, non mi lamento, sono sociale, ho un carattere meraviglioso e non vedo l'ora di tornare a lavorare, grazie, altrettanto spero di voi, grazie per il vostro costante feedback, spero di morire.