[diario dal letto]

Sto leggendo questo libro che ho preso quasi per caso, avevo letto alcune righe qua sul profilo di qualcuna e poi – in chat con i poeti – Paola Malaspina me lo ha consigliato, e ieri sera ero nel letto con tutto il resto della camera spento, anche Elettra dormiva e io tenevo in mano le pagine luminose di questo ebook e mi sono trovato nel felice momento del tunnel, quando sei dentro al romanzo e tutto il resto del mondo resta fuori.

E questo mi piace del romanzi, di alcuni romanzi, di essere in fondo una specie di terapia a basso costo, vedi cosa è successo a personaggi più o meno immaginari e poi pensi alla tua vita, alle tue sfighe, alle tue – ecco – alle tue mitologie e vedi di rinforzarle, di rinfrancarle: c'è bisogno di una piccola costante dose di immaginario a pioggia nella vita di tutti i giorni per far emergere la volontà fantastica che abbiamo, altrimenti.

Altrimenti, beh, qualcuno mi ha scritto che non devo usare espressioni come ehi ragazzi, che fa molto finto film americano, ma – ehi ragazzi – se togliete questa piccola dose di immaginazione sparsa come parmigiano sulle cose della vita, rischia che altre narrazioni si facciano strada, narrazioni tossiche, piccole, pelose, narrazioni che fingono di essere la vita vera, la realtà e che non sono la realtà, sono il mondo reale raccontato male.

Non è facile raccontare il mondo e lo facciamo continuamente, anche i non scrittori, anche chi scrive post di due o tre righe o condivide foto e meme che chissà chi li ha fatti; siamo tutti lì a raccontare il mondo, tutti i santi giorni, e non è facile raccontare il mondo, anzi, diciamolo, la maggior parte delle persone racconta il mondo di merda, altro che spruzzata di immaginazione, piccoli, costanti, micro, racconti, tossici, di, merda. Continui.

Mi destreggio tra una devastazione narrativa di merda, altro che. Non si tratta qua di saper scrivere bene o male, c'è un sacco di gente che scrive da dio, si tratta di saper raccontare il mondo. Non è nemmeno la stessa partita. Si tratta di saper scrivere da dio e usare questo super-potere, costantemente, diffusamente, come certe cucce per i cani.

Quindi – niente – sono le sette e quarantasei, mi sono svegliato alle cinque e mi sono visto dall'esterno, ho pensato alle foto di me stesso viste dall'esterno e ho pensato come penso di volerci riuscire dentro, e ho pensato a momenti in cui le cose non vanno, in cui la testa va a rotoli, in cui hai dolori dentro e fuori dal corpo e ho pensato anche che quei momenti sono di preparazione all'emersione.

Non so se si vede dal bordo della nave, ecco, là, dove sto indicando con il dito, vedete le bollicine, ecco che ora si vede l'ombra e ecco che emerge davvero, eccolo, godetevi tutta la massa che esce dall'acqua, caaazzo, è davvero un grande grosso pezzo di carne che esce, fa la sua torsione del corpo, spruzza la sua parte di lessico e immaginazione, e poi ricade a peso sulla superficie dell'acqua, sulla routine standard, la sfonda una seconda volta, nel verso contrario, e poi sparisce sotto.

Basta, finito, spero lo spettacolo sia stato di vostro gradimento, a me non è dispiaciuto, sono sempre qua immobile sul letto ma ora faccio i miei sforzi, cerco le mie stampelle, cerco la ciabatta del piede buono, mi metto in posizione semiverticale, sento tutti i dolori che arrivano alle varie parti del corpo, mi aggrappo, mi rimetto in piedi e vado a mettere su un po' di tea, a farmi dei selfie, a postare e condividere, a fare lo splendido tra i fornelli e il bidoncino della differenziata.

Aggiungo, come postilla aggiunta dopo: la felicità è sempre irragionevole.