Ho del tempo libero e entro in questa chiesa, è una chiesa incastonata sopra via XX Settembre, una delle vie commerciali e di shopping di Genova. All'inizio pensavo la chiesa fosse chiusa, poi ho visto che la porta laterale era aperta. Sono entrato nella navata sinistra come un visitatore e poi mi sono spostato in quella centrale. Ho guardato le pietre grigio scuro, camminato, osservato altri due visitatori che giravano.

Poi ho visto che le scalette che portavano ad una piccola zona sotterranea erano aperte. L'ambiente qua è più piccolo, le colonne sono coperte di stoffe vermiglie e – dietro all'altare – ci sono iconografie cristiane color pastello. Fa contrasto con l'ambiente algido soprastante. Sulle colonne ci sono delle foto e delle scritte, ci sono anche dei peluche posati attorno. Mi avvicino e leggo, il testo è in tre lingue. Una è italiana.

Sono foto di bambini ucraini ammazzati. Per ogni cartello c'è la foto del bambino o della bambina, una breve storia della sua vita, il luogo, la data e l'arma usata per la morte, in genere bombardamento.

Sono bambini di un'età che va da pochi mesi all'adolescenza. Ci sono anche degli scritti, in ucraino tradotto. Una bambina dice che vorrebbe giocare e sognare sulle copertine dei libri ma, cito a memoria, lei ha già scritto poesie sul fuoco dell'artiglieria e ha visto in faccia la morte.

Per un mio errore avevo letto “ho già scritto poesie sui fiocchi dell'artiglieria” e mi ero immaginato la scrittura, fisica, di versi sui fiocchi di cenere o di neve durante i bombardamenti. Sotto ci sono dei numeri, i bambini palestinesi uccisi e quelli ucraini e russi. Diverse decine di migliaia.

Una ragazza di quattordici anni, c'è scritto, è morta in un bombardamento. Era molto attiva sportivamente, dice la scritta, ed era determinata a continuare la sua vita nello sport con impegno.

Così mentre esco da questa specie di installazione, mi immagino un mondo dove i bambini morti, ammazzati così, continuino a popolare la terra. Chissà cosa succederebbe se per la Palestina, per le strade di Israele, in Ucraina, in Russia potessero continuare a girare i morti ammazzati, con i loro corpi lacerati, per inseguire i sogni che avevano da bambini. Per realizzare, infiltrati nel mondo dei vivi che li ha sterminati, quello per cui erano predestinati.