Ho iniziato a leggere un libro in inglese, un ebook a dire la verità. Mi costa fatica, mi piace ma mi costa fatica. Il fatto è che al liceo l'inglese si faceva solo nel biennio e farmi fare corsi di inglese, non era nella mentalità dei miei genitori all'epoca. Era già molto vedere una cosa uscita dalla loro pancia andare al liceo classico. Conoscevo un po' di inglese solo perché usavo gli home computer, prima, e la connessione in rete dopo. Ma già all'epoca per me giocare a Zork III era un incubo.

Non ho mai fatto corsi di inglese ma col passare degli anni ho letto moltissima documentazione informatica in quella lingua, seguito corsi online di storia e filosofia, letto articoli di giornali, visto film con sottotitoli, ma ecco, letture piene di parole come i romanzi proprio pochi. Credo che questo sia il terzo libro in assoluto che provo a leggere in inglese. E lo faccio perché in digitale ci sono i dizionari integrati che mi aiutano a capire tutti quei benedetti lemmi che gli inglesi immagino usino una sola volta nella vita perché non li ho mai sentiti. Wit. Ceps. Clutter.

I primi due libri che ho letto in inglese erano molto semplici, il primo era un libro per ragazzine. Si intitolava Alex, e parlava di una nuotatrice neozelandese. L'avevo scelto perché avevo visto il film e mi ero preso una cotta per la protagonista, per il personaggio intendo. Così mi ero comprato il libro e lo avevo letto tutto, usava un linguaggio semplice e in più conoscevo già la storia. Il film l'avevo visto nel letto, sdraiato con la febbre, negli anni prima di internet e dello streaming. Mi ero comprato poi anche il libro con il seguito, Alex In Winter, ma l'avevo lasciato dopo il primo capitolo e basta.

Il secondo libro che ho letto in inglese, molti anni dopo, era già in ebook. Si intitolava The Martian, e parlava di un astronauta che rimaneva bloccato su Marte. Anche in questo caso c'era un film molto popolare e mio figlio in mezzo. Forse l'ebook l'avevo preso per lui e poi me lo ero letto anche io per curiosità. Avevo anche visto il film con mio figlio. Mi sa che non se lo ricorderà più. Avevo avuto da ridire, tanto per cambiare, ma avevo cercato di fargli capire che mi era piaciuto. A lui era piaciuto.

Nel frattempo che scrivevo questa frase un termometro è stato spezzato.

Il terzo libro che ho iniziato a leggere e che penso finirò, l'ho comprato oggi dopo aver letto l'inizio di una recensione sul New York Times. È di uno scrittore molto famoso di cui credo di aver letto una volta un libro, decenni fa. Ian McEwan. Sì, sì lo so, sei sbalordito che io abbia letto un solo suo libro e nemmeno ricordi quale. Capita a tutti quando cito uno scrittore. Poi passa. Il libro che ho comperato oggi si intitola What We Can Know. È stata una scelta irrazionale, la sera mi sono comprato l'ultimo album di Peter Gabriel, la mattina l'ultimo romanzo di McEwan. Mi sembra avere un senso.

L'ho sfogliato prima di comprarlo e mi è sembrato abbordabile. Più avanti diventa più complesso, ma è scritto – per ora – per farsi leggere. Probabilmente se fosse in italiano non ne avrei apprezzato lo stile. Ma è in inglese bontà sua, devo faticare per ogni singola pagina. Per ora ho capito alcune cose. Siamo nel futuro, un tipo sta cercando un poema che sembra essere stato perso. Il primo capitolo è in pratica la presentazione del diario della moglie del poeta che aveva scritto il poema. L'idea mi piace. Ci sono alcuni passaggi ricchi. I personaggi, gli bastano dieci righe e sono già caratterizzati come se li conoscessi. Ho provato un po' di invidia. Io fatico con i personaggi, ultimamente poi. Il fatto è che me ne basterebbe uno, caratterizzare anche tutti gli altri, che fatica. Comunque, funziona.

Per motivi legati a pigrizia e DRM lo sto leggendo con l'applicazione Kobo che fa pena. Ma è un romanzo, e poi ha il dizionario online che è sfidante perché non mi dà la traduzione, ma la voce del vocabolario in inglese. Che fatica. Forse inutile. Tra non molto parleremo ognuno nella propria lingua e qualcosa tra di noi convertirà al volo. Parleremo una lingua universale e quella lingua universale sarà un software, algoritmi probabilsitici. Ma nel frattempo fatichiamo. Wit. Non sapevo nemmeno esistesse Wit. He leaned over my partition. Partire dal presupposto che qua le partizioni dell'ssd non c'entrano. Lean pensavo volesse dire affittare.

Nel frattempo ho trovato un secondo termometro. Spero terzogenita non rompa anche questo. Stacco. Mi preparo per domani. L'idea di tenere un diario tutti i giorni, come la moglie del poeta, mi devasterebbe. In questo periodo preferisco cancellare e dimenticare. Tutto il tempo perso dietro a cose che non hanno costrutto. Tutta la vita, vista da una certa prospettiva.

Via la gatta da qua, via, lontano dalla mia tastiera.