[la nuvoletta e la dinamo reloaded]
Insomma succede questa cosa tipo matrix quando i proiettili vanno lenti, io vedo la mia mano che sale con il portatile in mano chiuso nella sua second skin e al rallentatore uno spigolo del portatile urta con il bordo del tavolo e sento che il contraccolpo fa scivolare il portatile che – complice la lucida tela chimica della second skin- scivola via dalla mia mano e per il naturale peso cupertineo crolla verso il suolo mentre io urlo nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo ed essendo l’azione al ralenty mi getto anche a volo d’angelo sempre urlando ooooooo ma essendoci sciocche leggi fisiche a reggere parte dell’apparato sensibile, prima che arrivi l’endorfina a dare il via ai muscoletti del mio corpo, il portatile è già caduto a terra e ha fatto TUNF.
TUNF.
Mi aspettavo un TUNK ma evidentemente la second skin, lungi dal proteggere effettivamente il prezioso powerbook in essa contenuto, ha almeno la capacità di modificare le consonanti finali delle cadute, trasformandole in qualcosa di più soffice, tipo la kappa in effe: TUNF.
Lo riprendo, tolgo la second skin e scopro che il powerbookino non si apre più e c’è un enorme bozzo come se lo avessi preso a martellate. Guardo il bozzo. Guardo il pavimento. Calcolo il tragitto della caduta del grave (circa 15 centimetri) e decido che quando la logica del powerbook mi darà il suo filosofico addio, prenderò il case di alluminio, lo taglierò a pezzetti con le forbici e lo metterò al microscopio per capire se è vero alluminio o solo la carta stagnola dei Brooklyn pressata con presse meccaniche di grosse proporzioni e poi lucidata con la vernice argentata del DAS.
‘No no cazzo no no no’ dico premendo più volte il pulsantino per aprire lo schermo e lo schermo non si apre e in quel momento arriva il mio collega. “Venerandi ci sarebbe...” inizia e poi mi vede lì chinato sul powerbook che premo il pulsantino sempre più nervosamente. “Venerandi che fai?” Io sto già sudando e non mi giro e poi invece cambio idea a mi giro e lo fisso negli occhi e gli dico che sto caricando il portatile. “C’è una specie di dynamo a mano, quando vedi che il portatile si sta per scaricare tu lo chiudi e premi un po’ di volte il pulsantino e la dynamo ricarica la batteria”. “Ah. Non avevo mai sentito...” “Ma sì dai, è tipo quello di Negroponte per l’africa, solo che invece della manovella c’è un pulsantino, perché apple bada molto al look e ha fatto questo micropulsantino da premere” “Capisco. Ma se quello è il pulsantino della dynamo, lo schermo del computer come lo apri?” “Con lo stesso pulsante” “Ma adesso non si sta aprendo” “C’è un sensore della temperatura, se tu sei calmo e quindi hai il sangue fresco lui apre lo schermo, se invece sei agitato stai sudando sei straincazzato perché tipo ti è caduto il portatile per terra e ora non si apre più lo schermo, allora la pressione del pulsantino carica la batteria, ok? Altre domande?” “Forse no” “Ottimo, allora lasciami con il mio dolore che devo finire di caricare la batteria” dico e continuo e premere il pulsantino e lo schermo non si apre. Il collega resta lì a guardarmi per qualche secondo poi sento che scivola via.
Io continuo a premere e inizio a fare anche un po’ di pressione per vedere se si sblocca e in quel momento squilla il telefono, guardo la lucina è il 313, che non è solo la targa dell’auto paperino, ma anche il mio interno. Tiro su la cornetta con una mano e la metto tra orecchia e spalla e con la mano libera continuo a premere il pulsantino, inizio anche a crederci un po’ a questa cosa che premendo si carica la batteria, voglio dire tutta questa energia che ci sto mettendo non può mica sparire nel nulla.
“Sì?” dico con voce infastiditissima, ma dall’altra parte sento l’economo che mi urla, adesso è apparsa! vieni! adesso! veloce che poi sparisce! e butta giù e io lascio perdere il Powerbook e mi lancio per le scale per salire fino al piano dell’economato perché è una settimana che l’economo mi dice che ad un certo punto della giornata gli appare una nuvoletta come di un fumetto, in basso a destra dello schermo gli dice ciao sono Windows e poi aggiunge cose molto importanti sulla sicurezza, c’è scritto anche attenzione e di cliccare per fare qualcosa che l’economo non capisce e ogni volta mi chiama per sapere se deve farlo e quando io arrivo la nuvoletta se ne è andata da sola e restiamo lì in silenzio ad aspettare e dopo un bel po’ l’economo mi dice, ma cazzo ti giuro che c’era e io dico ma scherzi? ti credo ma se non la vedo mentre c’è mica ci posso fare niente e me ne vado e l’economo non ha preso bene questa cosa, sta dimagrendo, si rode pensando a quella cosa a cui dovrebbe fare attenzione, ma che non sa cosa è, va giù duro di metafisica e pensa che sia un parto della sua mente che in realtà quella nuvoletta non esista e quindi io arrivo un po’ come un salvatore in fortissimo debito di ossigeno e appena entro ansimando nell’ufficio dell’economo vedo da distante il monitor e intravvedo in basso a destra una nuvoletta che non faccio tempo a dire ‘uh’ è sparita e l’economo si gira verso di me e dice eccoti! guarda! e si gira di nuovo verso il monitor e la nuvoletta non c’è più e l’economo dice nooooo! e poi si volta verso di me con il viso bianco e mi dice “l’hai vista?, cazzo l’hai vista almeno?” e io ansimo ancora un po’, mi metto una mano sul ginocchio e poi scuoto la testa e dico no. “Mi dispiace ma quando sono arrivato non c’era nessuna nuvoletta” e l’economo si mette la faccia fra le mani e lo sento gemere, e io ansimo ancora un po’ e poi gli dico, vabbè io vado di sotto, se ti capita ancora poi dimmelo eh, e lui manco mi risponde geme e basta.
Mentre scendo le scale fischietto, poi mi viene in mente del powerbook e smetto mi sembra la peggior giornata del mondo. Apro la porta del mio ufficio e vedo a) il mio powerbook con lo schermo aperto b) il mio collega di cui sopra che si sfrega l'indice sul maglione di lana, sembra voglia scaldarsi il dito o qualcosa del genere. Il suo volto tradisce una certa sofferenza. “Ma...” dico io indicando il powerbook e lui mi dice sì scusa se te lo aperto volevo provare a caricarlo ma si vede che ho la pelle fredda e quindi si è aperto, ho anche provato a scaldare il polpastrello sfregandolo ma niente, se ci provo si apre ogni volta. “Cioè questa cosa della batteria a dito è una figata e se funzionasse anche con me magari passo a Apple” Io scuoto la testa e mi avvicino a lui e gli prendo la mano in mezzo alle mie, con fare un po’ ieratico. “Hai la pelle fredda” sentenzio poi e gli mollo la mano e spiego che c’è un settaggio da fare, ma che lo fanno quando comperi la macchina. “Ogni powerbook ha un settaggio diverso, dovresti parlarne con il negoziante quando lo compri, loro prendono la tua temperatura e poi fanno il settaggio”.
“Ah” “E’ una cosa personalizzata. Si vede che tu hai la pelle fredda” “Lo dice anche mia moglie” “Vedi?” “Però lei si riferisce ai piedi” “Non andare oltre. C’è un limite oltre al quale la confidenza tra colleghi è bene che non si addentri” “Ok” “Comunque resterà fra noi” “Ok. Grazie” dice e esce un po’ furtivo e io chiudo la porta e mi siedo. Mi giro verso il powerbook, richiudo lo schermo e poi mi metto lì con il dito a ricaricare la batteria per una buona mezz’oretta.