Ogni tanto ho desideri irrefrenabili e di cui non conosco esattamente l'origine, compulsivi, di acquisto di cose. Oggi per esempio camminavo con terzogenita e ho sentito che dovevo andare in edicola, dovevo assolutamente andare in edicola a comprarmi una rivista, non sapevo quale, ma ne avevo bisogno.

Mi era successo lo stesso qualche settimana fa quando ero andato a comprarmi un quotidiano. Erano letteralmente anni che non ne compravo uno. “Domani”. L'ho comprato, sono tornato a casa, ho preso una bilancia e l'ho pesato. Cinquantotto grammi per un euro e ottanta.

L'informazione, ho pensato, ormai costa più della bresaola.

Comunque, questa sera entro nell'edicola con mia figlia e giriamo, lei cerca le sue cose, guardo con preoccupazione le carte Pokemon e Yu Gi Ho, un tempo suo diletto e che io ho sempre giudicato una sfacciata truffa transnazionale, e intanto cerco qualcosa che non so cosa sia e che – per fortuna – non esiste.

Alla fine resto immobile davanti a una rivista della BBC sulla scienza, guardo i razzi spaziali sulla copertina e sospiro. Penso a come la specializzazione sempre più esasperata abbia probabilmente migliorato la mia vita e quella dell'umanità tutta, ma anche come abbia ridotto a farfalle ritagliate la mia naturale propensione alla conoscenza dello scibile umano in tutte le sue forme.

Lascio perdere. Vado da terzogenita e le dico che non ho trovato niente che ne valesse la pena. “Io ho trovato una cosa che vorrei” mi dice. Tremo. I mazzetti di carte Pokemon, ricordo, costano quanto una cena al ristorante, altro che bresaola.

Ma terzogenita non va nel reparto carte, supera anche con eleganza il settore fumetti e mi indica un libro incellofanato nella vetrinetta espositiva.

“Intelligenza emotiva”, secondo volume della collana “Scoprire la psicologia”.

“Quello” dice e io la guardo e penso che – per lei – il discorso di prima non vale. Lei ha davanti ancora tutta la conoscenza dello scibile umano ai suoi piedi.

Nonostante l'odore, voglio dire.

Fine. (titoli di coda che scorrono, la sala si svuota) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Scena nascosta dopo i titoli di coda, come i film Marvel: tornato a casa scrivo tutto a futura memoria mentre secondogenito è qua a fianco a me, seduto sulla sedia come una scimmia su un banano, che mangia un arancio ascoltando dal suo cellulare un qualche youtuber che urla in americano qualcosa che ritiene assolutamente entusiastico.

Lo guardo con fastidio sostenuto finché non se ne accorge e mi fa uno di quei sorrisi sbalorditi e invisibili che amo tanto.

“Ti do fastidio?” mi chiede. “Mi sfugge il termine” gli rispondo. “Come si definisce una persona che disturba fastidiosamente le persone che la circondano?” aggiungo. Lui sorride sornione, rotea gli occhi e poi mi risponde: “Fabrizio Venerandi?”