Questa notte ho sognato tre appartamenti della mia vita in cui non sono mai stato se non in sogno. All'inizio del sogno pensavo di stare per cambiare casa e mi veniva in mente che però, stavo per cambiare casa, ma io avevo ancora i vecchi appartamenti del centro storico, di quando ero ragazzo, che non ci avevo più pensato. Saranno ancora lì, mi chiedevo o quello che mi li aveva affittati li avrà dati ad altre persone? E allora partivo e iniziavo a girare per il centro storico di questa citta, che non è Genova, in cui sono già stato altre volte nei miei sogni, per vedere se ritrovavo i tre appartamenti.
Il primo appartamento era brutto, costruito con materiali moderni ma di bassissimo costo che poggiavano su una struttura fatiscente. Era in pratica un box, la cui porta dava direttamente sul vano delle scale. Era sempre umido e malsano.
Il secondo appartamento era in cima a una scala che saliva in un palazzo, ogni piano c'erano diversi appartamenti, tutti malridotti e più si saliva più lo stato degli arredi era pessimo. Le scale in cemento armato che perdevano pezzi, gente appoggiata ai muri del vano scale o nascoste nei corridoi, spazzatura e residui. Il mio appartamento era nella parte in alto, una porta tra tantissime altre, tutto dipinto di giallo.
Il terzo appartamento dove – a un certo punto – nel sogno di stanotte riuscivo ad entrare, era un appartamento che avevo ristrutturato io, anche qua con materiali nuovi di basso costo applicati su una struttura di legno marcio e pericolante. La particolarità di questo appartamento è che una porta conduceva a un secondo appartamento, già arredato, ma non da me, con mobili fuori moda, anni cinquanta, molto grande, diverse stanze che nel sogno non usavo quasi mai perché l'arredamento era scomodo e le stanze lontane dal centro della casa. In più, arrivando nell'ultima stanza, si poteva uscire da un secondo ingresso che però non era più nel centro storico di questa non-Genova, ma una zona in campagna, con piante verde scuro.
In tutte e tre gli appartamenti ero già stato in sogno decenni fa, sono posti in cui ogni tanto mi capita di ritornare in sogno. Questa volta portavo alcuni amici senza volto fuori dal secondo ingresso e li invitavo a controllare con il loro geolocalizzatore il fatto che – uscendo dal secondo ingresso – eravamo finiti fuori Genova. E loro controllavano ed erano effettivamente stupiti.
Alla fine, quando mi sono risvegliato, ho provato una specie di strana malinconia: come spesso accade nei sogni il materiale che vedevo e in cui vivevo era impregnato di sensazioni non intelleggibili che poi mi sono rimaste attaccate addosso uscito dal sogno. Anche adesso che sto scrivendo arrivano – per analogia – le sensazioni che ho provato in luoghi dell'onirico simili: un albergo infinito in cui ero stato con i miei figli, un negozio di remainder nel centro storico della non-Genova, i vicoli ripidissimi di questa città inclinata verso un mare che non si vede mai, io che scopro che tra Genova e le altre città del litoriale ci sono zone costiere con scogliere ripidissime alla cui base sono nascoste piccolissime spiaggie disabitate coperte di alghe di un verde brillante, dove si può fare il bagno e che non conosce nessuno.
Ecco: nel corso degli anni, ho accumulato una geografia di mondi paralleli al mio in cui è passata una parte importante della mia vita, frammenti che talvolta esondano nel mio quotidiano come scorie di un'esistenza alterata che ho vissuto con una intensità fortissima.