Terzogenita scende da uno di quei così che roteano furiosamente nei parchi giochi finché non si inizia a vomitare o si recide qualche arto bambino.

Lei ondeggia, ride, mi abbraccia. “Tutto bene?” le chiedo. Chiude gli occhi, li riapre. “Amo le velocità estreme” dice e fa un sorriso tutto rivolto al suo futuro.

E io mi affascino e ho paura per lei – contemporaneamente.