Vado da primogenito e gli chiedo se mi dà una mano per spostare un po' di tronchi e portare una carriolata di mattoni pieni e quello inizia a lamentarsi come lo avessi accoltellato dicendo che sta studiando, dannazione, ha gli esami, dannazione e io dico occhei occhei, faccio io, se stai studiando ci mancherebbe, occhei.

Esco fuori dalla tavernetta e sbuca terzogenita: “ecco, te stavo cercando” le dico. “Puoi aiutarmi?” Lei mi guarda, stranita. “Cosa devo fare?”. “Dovresti portare una carriolata di mattoni pieni dall'auto a casa nostra” le spiego e lei “ok” dice e prende la carriola e inizia ad andare verso la macchina.

E – niente – la scena si conclude con io che porto i tronchi e terzogenita decenne che mi segue con la carriola e la sua dozzina di mattoni pieni e io ogni tanto mi giro e la guardo e penso, un giorno mi ringrazierà, un giorno capirà la fortuna.

E poi passiamo sotto gli occhi dei vicini che la vedono e le dicono “sei forzuta eh!” e lei ride e sembra una scena di un film di Miyazaki.