FameChimica

Senso I #giovani non ne vogliono più sapere di #lavorare, di fare lavori nei quali ci si sporca, di lavorare 8 ore al giorno e tornare a casa distrutti, di passare il sabato a far la spesa al supermercato e la domenica sul divano a vedere le partite... i giovani? Io ho quasi 60 anni e mi domando che senso abbia per me lavorare anche 10 ore al giorno, tornare a casa il tempo per vedere un telegiornale e poi dormire fino al giorno dopo, passare i week-end tra una gita fuori porta e un pranzo in trattoria, in una camera a gas come è la mia regione e ad aspettare che torni il lunedì, di cui lamentarmi, ricercare qualche spazio di “libertà” tra mastodon, linux e noblogo, e magari pentirsi della passionaccia che ha mischiato tempo di #lavoro e tempo libero, colleghi e #amici senza più alcun confine all'autosfruttamento. Il senso di una vita a lavorare ce lo domandiamo anche noi meno giovani, ma loro i giovani, ragazzi e ragazze, di quella #generazione che in Iran si fa sparare addosso per un filo di libertà, loro dicono quel che noi non abbiamo il coraggio di confessare forse neppure a noi stessi: bisogna cambiare!

Merito Se ne fa un gran parlare, ma mi pare che si scontrino due approcci ideologici. Fatico a comprendere perché dovremmo essere contro il merito, e d’altra parte è chiaro che il merito, inteso come impegno e talento, non può essere misurato solo con i risultati. Perché il talento non dipende da se stessi, e pure l’impegno è fortemente subordinato alla possibilità di dedicarsi a coltivare i propri talenti. E quindi? É necessario prima di tutto, mettere tutti e tutte nelle condizioni di poter coltivare i propri talenti, e solo dopo valutare il merito: il figlio di un operaio senza titolo di studio che si diploma alle scuole professionali ha più merito del figlio di un docente universitario che prende un dottorato.