Non Della Ferragni Ma dei Suoi Terribili Cloni

facchetti

Questo mio post riguarda quella che ritengo la deriva culturale del nostro presente, e parte da un “materiali di base” del tutto identico a decine e decine di altre analoghe “proposte”, che magari potrebbero risultare ancora più disturbanti.

Si direbbe che la famigerata Chiara Ferragni ha fatto scuola. Sto parlando infatti dei suoi emuli o cloni più o meno dichiarati, come quello che mi accingo a descrivere.

Insomma, il canale YouTube di questa sbarbatella belloccia, al secolo Chiara Facchetti, per me è solo e unicamente un esempio. Non un esempio per criticare questa ragazza, che non conosco, e che probabilmente interpreta una parte, ed è frutto di un casting ad hoc, o di qualsivoglia operazione di marketing social-based. No. Il mio intento è solo di illustrare a quello che dovrebbe essere il mondo adulto, appunto, la terribile (lo ribadisco) deriva culturale nel quale l'adolescenza e addirittura la seconda infanzia stanno sprofondando.

In primis, è evidente che questi personaggi si rivolgono a un pubblico di giovanissimi, e costituiscono per loro non solo un esempio meramente iconografico, ma anche un vero e proprio modello di vita (che evidentemente viene poi investito dalla conseguente emulazione). Della serie: fare la bella vita senza preoccuparsi troppo dell'origine del denaro che permette di farla. E credo che siano in molti i “genitori bancomat” all'ascolto che potranno confermare.

Ora, chi abbiamo di fronte quanto snoccioliamo gli interventi video di questa Chiara Facchetti (che evidentemente vanta comunque uno staff di grafici e videomaker piuttosto versati, pur nella loro invisibilità)? Cioè, cosa vediamo?

Noi vediamo una bella ragazzina “della porta accanto” che istante dopo istante riproduce questa esistenza:

  1. non sembra avere alcun impiego degno di questo nome, eppure passa la totalità della sua giornata a spendere quantità di denaro esorbitanti, usufruendo, pare, di un tempo libero infinito;
  2. spesso e volentieri “compra cose” solo per la pulsione di recensirle e poi, si presume, gettarle;
  3. rappresenta tutti i luoghi comuni alimentati dalle massime multinazionali planetarie, dalla Apple ad Amazon, passando per la McDonalds;
  4. schiocca le dita e (tanto per dirne una) cambia un arredamento spendendo oltre diecimila euro;
  5. si permette di catalogare come “acquisti stupidi” cifre dell'ordine di una quindicina di migliaia di euro (che spesso vengono pure rendicontate).

Ora, è evidente, direte voi, che gran parte della produzione video di questa ragazza, probabilmente classificabile come pura attrice al servizio del marketing, altro non è che il frutto di specifiche sponsorizzazioni da parte di ditte che si occupano di altrettanto specifici prodotti, dal make-up al food, passando per l'elettronica di consumo.

Sia quel che sia, io penso però che la questione sia ben altra. Questa ragazza viene di fatto seguita da oceani di adolescenti che matematicamente non potranno mai e poi mai avere la vita che in tale “sostanziale fiction” viene mimata. Ossia, i figli di papy esistono indubbiamente, e non fatico a pensare che questa vita la facciano sul serio. Esiste poi indubbiamente una larga fetta di adolescenti che, a furia di rompere le balle ai propri genitori, magari qualcosa di simile la ottiene pure. Ma questa radicale corsa verso la totale bulimia consumistica elevata a standard esistenziale a cosa porterà, se non alla costruzione di un esercito di perfetti frustrati?

Insomma. Socialmente parlando, quanti potranno essere i membri di questo Gotha? Un dieci percento della popolazione a farla grande? E gli altri che sbavano da vicino? Facciamo, esagerando, un quaranta percento? Ebbene, tutti gli altri che faranno?

Questo. Semplicemente questo mi chiedo. Che società stiamo alimentando?