Memoria locale

Mentre pensavo a cosa scrivere ho acceso la radio. Parlavano dei catastorie, quelli che mettevano giù il cappello, che vendevano i foglietti soi testi, che vendevano le cassette, che vendevano i cd. Di questi cantastorie ce ne sono sempre di meno, ma non è questo il punto. Il punto era che quasti cantastorie conserverebbero la memoria e che la memoria esiste soltanto in modo soggettivo. Questa teoria ammette una memoria collettiva, ma fatta in gran parte di ricordi soggettivi di eventi storici che si collegano e formano questa collettvità.

A tal proposito, vorrei riprendere il racconto del primo post e riscriverlo “in locale”, lo chiameremo, per amor di doppio senso:

La solita storia

Vi voglio raccontare una storia che è successa a uno di noi. Abitava, e forse abita ancora, non lontano da qui. Nel suo paese si stava preparando una grande festa. Adesso che era quasi tutto allestito, venivano dalle cascine, dalle città vicine, persino dal paese dopo il fiume, richiamata dai mercati, dai dolciumi e dai saltimbanchi.

Il nostro eroe però non aveva voglia di andare a quella fiera e di festeggiare. Gli amici lo scherzavano, e i genitori preoccupati gli chiesero quale fossse il problema. “Madre, sono disgustato dalle luci, dalla compagnia, dal vociare, da quei profumi stucchevoli delle bancarelle di frittelle, voglio lasciare tutto in questi giorni. Lasciare questa vita e avventurarmi sulle strade proibite al di la del mare”. “Cosa ti salta in mente”, disse la madre “tutti i ragazzi della tua età amano la fiera! E cosa andresti a fare da solo?” “So che tutti rispettano le tradizioni, io non voglio che altri mi seguano, ho solo bisogno di andare, lasciatemi vi prego.”

la seconda parte domani, spero...

il Gallo