Vorrei fare una breve riflessione che prenda spunto da queste parole:

“Come ultima cosa vorrei far notare come, per esempio, tutta l’istruzione, in particolare l’Università, sia stata in pochi giorni, poche ore, completamente ripensata attraverso degli strumenti che sono le piattaforme del grande capitale (Google, Microsoft, Facebook, Zoom…) senza possibilità per il singolo di sottrarsi. E badate che in teoria l’istruzione era ancora una di quelle cose rimaste più o meno pubbliche”

[per chi volesse leggere tutto l'articolo -ne vale la pena perché è molto interessante- si trova a questo indirizzo https://www.infoaut.org/conflitti-globali/liberare-il-corpo-covid-19-tra-pratiche-di-dominio-e-decolonizzazione?fbclid=IwAR37KG6eUIIxixdau_9BUvMSdUsCzOinA6pVVdqP1ZQc8ExoqHWxt8cFi_8]

Punto numero uno. Ho visto svolgersi questa trasformazione proprio in questi giorni, durante la quarantena per la pandemia, aiutando mio padre (che è professore universitario) a fare degli esami online. La prima cosa che gli hanno chiesto dalla segreteria tecnica dell'Ateneo che si occupava dell'organizzazione di questi esami online (una cosa credo abbastanza complessa visto il grado spesso molto basso di conoscenze tecnologiche dei docenti) è stata quella di aprirsi un account Google. Usare Gmail per fare una diretta video, teoricamente e dal punto di vista meramente tecnico, non credo sia una scelta inevitabile. Si potrebbero benissimo usare altri mezzi che ne fanno a meno, come ad esempio le video call di Jitsi o di altri programmi free software che non necessitano nemmeno di loggarsi, bastando solamente aprire un link in un browser (un browser che non sia per forza Chrome di Google). E invece niente, vai con Gmail, che già avevo aperto a mio padre per consentirgli di usare Android e scaricare dei servizi senza dover passare per quegli stratagemmi che in genere uso per me, ovvero saltare tutte le imposizioni di Google e scaricare F-Droid come repository, etc.

Passano alcune settimane e, sempre durante la quarantena, decido di passare un po' di tempo per prepararmi al prossimo concorsone della Scuola pubblica (lasciamo perdere qui le motivazioni che mi hanno spinto a questo atto masochistico) e quindi mi aggrego a un gruppo di studio online di lezioni sulla normativa scolastica gestito da un docente. La prima cosa che mi chiede il docente, solo per mandarmi il link della diretta della lezione (che poi scopro essere impostata su un servizio chiamato Meetings Webex) è di aprire WhatsApp. In vita mia ho provato a stare su WhatsApp solo per pochi giorni, poi l'ho subito chiuso cancellando l'account, come ho fatto per tutti i servizi proprietà di Mark Zuckerberg. Evito di dire al professore che potrebbe mandarmi il link sulla mail (per evitare di fare discussioni, un po' come quando evito di dire agli altri che sono vegano) e lo dirotto sul numero di mia madre. Tanto si tratta solo di leggere un link, poi la mia motivazione nel seguire questo corso non è che sia molto alta, diciamo che è alta tanto quanto spero di diventare un docente della scuola pubblica...

Comunque, per seguire le lezioni e ricevere il materiale di studio, serve anche una mail: finalmente qualcosa che non può fare WhastApp, mi dico. Giro l'indirizzo inventati.org che suscita il consueto stupore misto a diffidenza. Cosa sarà mai questo inventati? E meno male che non ho scelto autistici, mi dico ogni volta. Passano alcuni giorni e ricevo una mail del docente in cui si spiega in maniera abbastanza oscura e incomprensibile che tutti gli studenti che non hanno Gmail se la devono aprire immediatamente, entro oggi stesso, perché egli sta creando una suite in ambiente Google (non so cosa sia ma ok). Siccome ricordo la password che ho messo alla Gmail di mio padre, penso di prendere la sua e di non regalare un altro account a Mountain View.

Quali conclusioni morali trarre da questi piccoli inconvenienti informatici? Tornando alle parole dell'articolo da cui sono partito, la resa delle istituzioni scolastiche pubbliche ai voleri dei colossi privati del web pare non interessare praticamente a nessunx. Tanto, tuttx ce l'abbiamo WhatsApp, per aprire una mail di Google ci vogliono pochi secondi. Quante storie. E andiamo avanti così, verso il totale asservimento delle nostre vite a pochi gruppi industriali, notoriamente malvagi e tossici. Per conto mio, continuo a pensare che la resistenza a questi poteri (lungi da me considerarli neutrali) sia uno dei compiti politici maggiori che ci troviamo di fronte. Oggi questo compito significa anche disconnettersi e stare fuori dal contesto sociale, oltre che inventarsi scappatoie come quella dell'uso dei device di parenti: questa disconnessione è ovviamente molto problematica, ma ci parla anche di un diverso modo di vivere, più lento, meno sovrastimolato da input esterni, meno legato ad un ambiente creato per la continua estrazione di profitto dalle nostre vite.