Battesimo

Predicazione su 1 Pietro 2,2-10

Anche se la parola battesimo non compare nel testo biblico di oggi, è proprio questo il tema centrale: cosa significa vivere dopo il battesimo, cosa cambia nella nostra vita da quel momento in poi. È per questo che questo brano della prima lettera di Pietro è stato scelto per questa domenica, la settima dopo Pentecoste: è una domenica dedicata alla vita nuova che nasce dal battesimo. Immagino che quasi tutti noi qui siamo stati battezzati da bambini, magari quando avevamo solo pochi giorni o settimane di vita. Io, per esempio, avevo tre mesi esatti. Forse qualcuno è stato battezzato più tardi, da adulto. In ogni caso, quando un neonato viene battezzato, ci accorgiamo di quanto sia meravigliosa e preziosa la vita. Quel piccolo essere umano è un dono. Una madre lo ha messo al mondo, e Dio lo ama fin dall’inizio – proprio come abbiamo ascoltato anche nel Salmo 139.

E cosa fa un neonato appena nato? Ha bisogno di nutrirsi. Istintivamente sa che ha bisogno del latte. Pietro, nel nostro testo, fa proprio questo paragone: ci invita a desiderare “il latte puro e spirituale”, come fanno i neonati con il latte materno, così i credenti che stanno vivendo un nuovo inizio cercano il latte. Anche l’autore della lettera si include in questo: tutti noi abbiamo ricevuto una nuova possibilità, una vita nuova, grazie alla bontà di Dio. Dice che questa nuova vita porta con sé una speranza viva.

E da dove nasce questa speranza?

Dal fatto che Gesù è risorto dai morti. Questo cambia tutto: la morte, il male e la sofferenza non hanno l’ultima parola. Dio ha qualcosa di nuovo da dire, e questa parola è una persona: Gesù Cristo. Non solo ci parla con parole, ma con la sua vita, con il suo amore, con tutto sé stesso. Gesù è la Parola vivente di Dio.

Una nuova famiglia

Questa nuova nascita porta anche a una nuova appartenenza: non siamo più soli. Siamo parte della famiglia di Dio. E questo legame viene confermato nel battesimo. Il battesimo è come un’immersione nella morte e nella risurrezione di Gesù. Entriamo nell’acqua con lui e ne usciamo con una vita nuova. Siamo lavati da tutto ciò che ci separa da Dio e ci viene data una nuova identità.

Ora siamo parte della famiglia di Dio. Proprio come una famiglia desidera che i propri figli portino avanti il nome e i valori della casa – “essere un vero Colaianni, o un vero Silli…” – così anche noi, come battezzati, siamo chiamati a rappresentare la famiglia di Dio, insieme agli altri fratelli e sorelle nella fede.

E con questa nuova famiglia arriva anche un’eredità. Un’eredità che non si rovina, non si perde, non si consuma. È già pronta per noi, custodita in cielo.

Certo, tutto questo è bellissimo. Ma poi arriva la vita di tutti i giorni. E lì le cose si fanno più complicate. A volte ci accorgiamo che nella comunità cristiana non è tutto perfetto. Ci sono incomprensioni, conflitti, a volte anche ostilità da parte di chi guarda da fuori.

Come si fa a vivere davvero in questa nuova comunità? Come si fa a non scoraggiarsi?

Tre messaggi per una comunità viva

L’autore, nel suo testo, dà tre risposte molto chiare:

1. Abbiamo bisogno di nutrirci.

Come i bambini hanno bisogno del latte, anche noi abbiamo bisogno di crescere nella fede. E il nostro nutrimento è la Parola di Dio. La Bibbia ci parla di Gesù, delle sue parole e delle sue azioni. E anche se non capiamo tutto, possiamo cominciare a vivere quello che capiamo. Come diceva Mark Twain: “Non sono le parti della Bibbia che non capisco a darmi problemi. Sono quelle che capisco fin troppo bene.”

2. Abbiamo un fondamento solido: Gesù Cristo.

Per spiegare questo, l’autore usa l’immagine di un cantiere. Siamo come pietre vive che, insieme, costruiscono una casa spirituale. E al centro di questa costruzione c’è una pietra angolare: Gesù. Ma non è una pietra scelta dagli uomini. È stata scelta da Dio. È preziosa. Anche se molti la ignorano o la scartano, è proprio lui il fondamento su cui possiamo costruire la nostra vita. E chi si affida a lui, diventa parte viva di questa casa.

3. Abbiamo una missione: essere sacerdoti.

Tutti i battezzati sono chiamati a essere “sacerdoti”. Questo non significa indossare una veste o fare parte del clero, ma vivere ogni giorno portando nel mondo l’amore e la luce di Dio. Vuol dire raccontare con la propria vita le cose meravigliose che Dio ha fatto per noi: ci ha dato speranza, ci ha perdonato, ci ha dato una nuova possibilità. Non è solo compito dei “professionisti della fede”: è la vocazione di tutti i battezzati.

Conclusione

Oggi, in questa Domenica dedicata al battesimo, non ricordiamo solo di essere stati battezzati, ma cosa significa vivere da battezzati.

Significa:

Jens Hansen

Mastodon