Berlino carrarmato Ue: fino a 1.000 mld in armi, fermate i deliranti
In un contesto europeo che attraversa una crisi geopolitica senza precedenti, l'idea di un'iniezione di risorse miliardarie in armi da parte dell'Unione Europea, con Berlino a fare da protagonista, solleva la seria domanda se i nostri governanti sanno cosa fanno e per chi sono chiamati a governare.
Da pastore non posso tacere di fronte a un così ovvio abuso e misuso dell'incarico di governare.
Il titolo stesso, che evoca la possibilità che la Germania destini fino a 1.000 miliardi di euro alla spesa militare, ci costringe a confrontarci con una delle contraddizioni più evidenti dell'Europa contemporanea: come giustificare la spesa per armamenti, quando parallelamente i diritti sociali, la sanità e l'educazione necessitano di un urgente e sostanzioso investimento? Come sostenere una spesa così ingente e inimmaginabili di fronte a sempre più persone che versano nella povertà?
La proposta tedesca rischia di minare la coesione sociale all'interno dell'Unione, sottraendo risorse vitali per il benessere dei cittadini europei. In un momento in cui milioni di persone lottano contro la povertà, la disoccupazione e la crisi climatica, la priorità accordata alla militarizzazione sembra non solo inopportuna, ma anche eticamente e socialmente irresponsabile. Gli stati membri dell’UE dovrebbero uscire dal loro delirio e capire che le risorse devono essere utilizzate in modo più produttivo per affrontare le sfide sociali e ambientali che minacciano il nostro futuro collettivo.
L'invito che il teologo Jürgen Moltmann ci offre, un invito al “convertire le armi in strumenti di agricoltura”, risuona come un monito profetico. La sua visione è una chiamata a trasformare la “energia criminale” della guerra in un “energia dell’amore” che ci porti a costruire una società più giusta e pacifica.
La vera sfida per l'Europa non dovrebbe essere quella di aumentare l'arsenale bellico, ma piuttosto quella di investire nella prevenzione dei conflitti, nel dialogo, nell'educazione e nella giustizia sociale. In questo, Moltmann ci ricorda che la pace non può essere costruita con le stesse armi che alimentano la violenza, ma solo con la forza della solidarietà e della cooperazione.
Il welfare e la giustizia sociale non sono semplici concetti astratti; sono i pilastri di una società che si vuole definire giusta e sostenibile. Se l’Europa vuole davvero fare la differenza, deve abbandonare la logica che vede nelle armi la risposta alle sue insicurezze. Invece di puntare sulla militarizzazione, l'Europa potrebbe investire in un rafforzamento del sistema sociale, mettendo al centro l’educazione, la sanità, e la creazione di un’economia che rispetti le risorse del nostro pianeta.
In conclusione, la proposta di Berlino appare come una scelta miope, priva di una visione davvero trasformativa per il futuro. La vera sfida non è quella di alimentare la corsa agli armamenti, ma di indirizzare l'energia e le risorse verso la costruzione di un’Europa più equa, pacifica e rispettosa dei diritti di tutti e tutte. Se l'Europa vuole davvero essere un faro di speranza, dovrà scegliere di investire nella pace, non nella guerra.
Jens Hansen