La tempesta 2

Trasmissione Radio RAI FVG – 6 febbraio 2025

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Un bubbolìo lontano… Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. Giovanni Pascoli, Temporale

A me le tempeste sul mare piacciono. Quando ho fatto la vela, ho sempre approfittato dei momenti prima dello scatenarsi della tempesta per avere il vento migliore e volare quasi sopra il mare. Tutto davanti a delle nuvole scure che facevano contrasto con il mare le cui onde iniziarono a fare schiuma. Anche le passeggiate invernali sulle dighe del mare con un forte vento che fa arrivare l’acqua quasi in cima alla diga. Quante passeggiate ho fatto e quante fotografie ho scattato di una tempesta o anche un temporale in arrivo. Gli elementi in subbuglio, colori scuri, nuvole minacciose e in mezzo io, vedere il cielo oscurarsi, gravido di nuvole, il mare mosso dal vento forte, il vento nel viso.

E’ ben diverso quando la tempesta, la devi affrontare nella propria vita, ti trovi con l’acqua alla gola, il vento forte della paura ti rende difficile respirare. Quando è il momento della tempesta, quando una perdita ti toglie la terra da sotto i piedi, cerchi un sostegno, un riparo per non farti travolgere e per non finire con le parole del profeta Giona che si rivolge a Dio:  Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto.

La tempesta può anche arrivare lentamente, ma tu la senti già arrivare, pregusti già l’acqua che ti arriva alla gola. Ti trovi in un letto dell’ospedale, vieni curato per un colpo che ti è venuto e poi, durante la terapia per recuperare le tue forze, ecco, arriva una nuova diagnosi, cancro. La tempesta perfetta che arriva quasi come l’alta marea che inesorabilmente fa salire l’acqua.

La tempesta può arrivare al ciel sereno. Da un attimo all’altro perdi il lavoro, in un attimo sono esauriti i risparmi, non paghi più le bollette, salti sempre più pasti, e alla fine ti sfrattano, ti trovi sulla strada con l’acqua alla gola.

Allora, in mezzo alla tempesta hai bisogno di qualcuno che stia come una roccia nel mare in tempesta e fermi le onde.

Il nostro testo fa vedere Gesù come il Signore sulle forze della natura e sulle tempeste della vita. I discepoli non lo capiscono, loro sono in panico, hanno paura di morire. Si trovano nella tempesta mortale e a loro non va proprio giù che Gesù in mezzo a questa situazione che rischia di uccidere tutti, sta lì e dorme come se niente fosse. Si sentono abbandonati dal loro maestro che tanto ha insegnato e dato a loro: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?»

Gesù si alza e calma la tempesta. Alla fine il nostro testo afferma: Il vento cessò e si fece gran bonaccia.

Un gospel in inglese lo dice così: In the middle of darkness, in the center of a storm, I know there’s a name I can call. And I call on your name, Jesus / Nel mezzo dell'oscurità, nel centro di una tempesta, so che c'è un nome che posso chiamare. E invoco il tuo nome, Gesù.

Dove Dio sembra lasciarti sola o solo, dove pensi di doverlo scuotere, Dio è molto vicino, lenisce, conforta, spiana le onde. Anche il più grande diluvio ha avuto una fine e dato il via a un nuovo futuro.

Jens Hansen Mastodon