Scrivere con la voce – Alla ricerca del software perfetto

Un tempo si faceva così

[Disclaimer: questo articolo è il risultato della mia esperienza con numerosi software di editing audio. Non sono sponsorizzato o pagato da alcuna delle aziende menzionate in questo articolo. Mia intenzione è quella di facilitare la ricerca a coloro che si trovano nella mia stessa situazione e fornire loro differenti opzioni tra le quali scegliere.]

Intro

Il mio primo approccio alla tecnologia radiofonica è avvenuto ormai quasi vent’anni fa, nel 1999, quando fresco fresco di laurea iniziavo a lavorare come giornalista a Radio Dolomiti, una delle principali emittenti private del Trentino.

A Bologna, dove scrivevo per Zero in Condotta, storica rivista della sinistra cittadina diretta dal grande Valerio Monteventi, giornalista-rugbista, ricordo che ancora usavo un registratore a cassette per raccogliere le interviste e anche nelle radio libere bolognesi la cassetta era ancora il mezzo più diffuso di lavoro tra i giornalisti.

Un registratore a cassette Sony professionale

A Radio Dolomiti per la prima volta potei utilizzare un registratore MiniDisc della Sony e mi sembrò un grande progresso. Ricordo ancora i primi esperimenti e il terrore di non aver avviato la registrazione durante le interviste: il MiniDisc non faceva nessun rumore, al contrario di un registratore a cassette.

Il software per il montaggio audio era confinato in una piccola stanzetta apposita, (abbastanza) insonorizzata, dove io e i colleghi (eravamo in quattro più il direttore) leggevamo i nostri pezzi e montavamo le interviste, che trasportavamo sul computer. Il suono registrato con i MiniDisc non si presentava infatti sotto forma di file ma doveva essere acquisito via cavo audio. Ancora non era pensabile per una radio piccola come la nostra avere un programma di montaggio su ogni Pc.

Un registratore MiniDisc portatile della Sony

Anche se soluzioni professionali per il montaggio audio esistevano già: nel 1999 Pro Tools — per citare solo uno dei più conosciuti — aveva già dieci anni. Il software che utilizzavamo era realizzato appositamente per noi e — nonostante tutti i suoi limiti — faceva bene il suo lavoro.

L’interfaccia grafica era strutturata attorno alla rappresentazione di una forma d’onda su una timeline e le operazioni erano ridotte alle funzioni di cut&paste. Il software, se non ricordo male, non era nemmeno multitrack, cioè era disponibile una sola traccia audio sulla quale aggiungere mano a mano tutti i contenuti registrati (gli speech e le voci degli intervistati; eventuale musica). Vi era poi un’interfaccia tipo database che permetteva di scorrere tutti i contenuti audio presenti sulla macchina e di metterli in emissione grazie all’utilizzo della rete aziendale.

A gestire tutta questa strumentazione — insieme alle antenne e ai ripetitori in quota — c’era un solo tecnico, che si era pure inventato uno scatolotto collegato ai primi cellulari, che permetteva di collegare un microfono e mandare in onda in diretta telefonica le interviste in alta qualità.

Una schermata di DigaSystem, il software di DAVID Systems

Il software giusto

Oggi, nel 2019, nonostante la potenza di calcolo dei computer non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quella di vent’anni fa e con la disponibilità di decine di software per il montaggio audio, ancora lavoro con un programma appositamente studiato per il lavoro giornalistico.

Si chiama DigaSystem (ma è conosciuto come Digas), è prodotto dalla DAVID Systems ed è utilizzato — oltre che dalla mia radio, la RSI — anche da numerose altre emittenti, come la BBC e la radio pubblica americana.

Si tratta di un sistema che integra un’interfaccia di montaggio mono e multitraccia e un database che connette tutti i Pc aziendali e gli studi di emissione, in modo da poter trasferire agevolmente i files montati da un computer all’altro per la messa in onda.

Digas è molto diverso da programmi come Adobe Audition, Pro Tools, Samplitude, Tracktion, Ardour, ecc., software molto complessi che vengono utilizzati negli studi di registrazione per produrre musica o per mettere a punto il sound design delle pellicole cinematografiche.

Una schermata di Pro Tools

Si potrebbe pensare a una DAW (Digital Audio Workstation) semplificata e un po’ meno bella; ma il fatto è che le caratteristiche che deve avere un software dedicato ai giornalisti radiofonici sono piuttosto specifiche.

Al contrario di quanto propongo programmi molto evoluti, l’importante non è la possibilità quasi infinita di manipolazione del suono, ma la semplicità e l’efficienza degli strumenti di taglio delle interviste.

Difficilmente un servizio radiofonico di cinque minuti avrà complicati effetti sonori e musica, ma anche per quanto riguarda progetti audiodocumentaristici più complessi se l’attenzione è rivolta ai contenuti, alla voce umana e alle sue emozioni, programmi di montaggio audio come quelli citati francamente non hanno molto senso.

E quando è necessario ricorrervi è importante poterlo fare guidati da un tecnico, che ne conosca a fondo i caveats: spesso soltanto l’esperienza permette di gestire software come questi in modo efficiente, senza perdere ore per ottenere un risultato magari raggiungibile con due scorciatoie da tastiera.

Che cosa serve veramente?

Me ne sono accorto quando mi sono trovato a dover tagliare e montare delle interviste fuori sede. Mi sono buttato con ottimismo alla ricerca di un programma adatto, scaricando sul mio Pc le versioni di prova dei principali software audio e accorgendomi ben presto che le infinite possibilità che offrono sono in realtà una assoluta perdita di tempo quando ci si trova a dover fare con l’audio un lavoro di tipo giornalistico.

Una schermata di Adobe Audition

Un esempio: una delle funzioni che uso di più del programma di montaggio aziendale è la possibilità di selezionare delle parti di un file audio su una traccia e trasformarle in clip indipendenti, elencate in un pannello accanto alla traccia stessa, che poi posso riordinare nello spazio multitraccia come lo desidero.

In questo modo suddivido la mia intervista in parti significative, do loro un nome e le posso poi montare a piacere in seguito, seguendo il filo della narrazione che mi sono costruito in testa.

Questa semplice ma fondamentale funzione, la presenza di una clipboard dove ordinare i contenuti di un’intervista, non è presente in nessuno dei programmi più sviluppati che ho provato (con la parziale eccezione di Adobe Audition, dove qualcosa di simile si può fare attraverso i markers e di Ardour, che propone una clipboard il cui funzionamento risulta però particolarmente oscuro).

Audacity

Anche uno dei software più diffusi per l’editing audio, Audacity, gratuito e open source, che offre un’interfaccia semplice e dedicata unicamente a un copia-incolla evoluto non offre questa funzione.

Una schermata del software Audacity

Audacity è un ottimo software, che offre moltissime possibilità per la gestione del suono con numerosi effetti disponibili. Ma manca delle funzioni indicate in precedenza, ciò che lo rende scomodo per montaggi multitraccia con materiali di diversa origine. Non esiste infatti una clipboard dove ordinare tutte le clip e le selezioni effettuate per poi riutilizzare al momento dovuto durante il montaggio. Ho personalmente provato a porre la questione sui forum dedicati di Audacity, sollevando un'intensa discussione, ma gli sviluppatori hanno considerato che aggiungere le features richieste avrebbe in qualche modo modificato la natura del software e il suo approccio al montaggio.

Hindenburg

Non è un caso se l’unico software disponibile anche per eventuali utilizzatori privati (Digas non lo è) è stato messo a punto appositamente per giornalisti da una azienda danese. Si chiama Hindenburg e tra le sue funzioni più importanti ha proprio una clipboard efficiente e flessibile, così come tutta una serie di funzioni cut&paste evolute e alcuni strumenti basici per la gestione del suono e dei livelli, con anche molte automazioni che facilitano e velocizzano il lavoro, mettendo in secondo piano la tecnica e lasciando più spazio alla creatività che si manifesta nel montaggio.

E’ interessante leggere dal sito di Hindenburg le esigenze che hanno portato i suoi due creatori a mettere a punto questo software:

The problem Nick had was, that he could not find a audio editor that suited >the project. “It needs to be simple, reliable and affordable … and designed >for radio,” he said. Nick had been looking at all the software he knew and >had used in the past. He had disqualified them all.

Tra le emittenti che utilizzano ora Hindenburg ci sono la radio pubblica danese (DR) e la WNYC americana.

Una schermata del software Hindenburg

Purtroppo si tratta di un programma a pagamento ma — conoscendo i prezzi di programmi più evoluti e meno adatti come Pro Tools — tutto sommato accessibile (meno di 100 Euro) e tagliato su misura per giornalisti radiofonici e produttori di Podcast. e recentemente il prezzo è lievitato: si parla di 400 euro per una licenza perpetua, mentre si può “noleggiare” il software per 12 euro al mese. E’ disponibile anche una versione di prova, che dà la possibilità di mettere le mani su Hindenburg per 30 giorni gratuitamente.

Questo aumento di prezzo rende secondo me l'alternativa meno interessante che al momento della prima stesura di questo articolo: il software si è allontanato dalle sue premesse iniziali, che erano quelle di mettere a disposizione uno strumento a un prezzo “fair”.

Reaper

Reaper

Purtroppo però, come detto in precedenza, difficile trovare anche nel mondo open source un'alternativa valida e io ne ho provati tanti, direi praticamente tutti quelli disponibili.

L'unico che ancora mi mancava era Reaper, un software creato dalla Cockos Incorporated, dietro cui si cela nientemeno che Justin Frankel, che ha anche creato Winamp e la rete di condivisione di file peer-to-peer Gnutella. 

L'obiettivo dell'azienda è descritto sul sito di Reaper: “Il nostro obiettivo è sviluppare software in modo sostenibile, evitando che le logiche di profitto costringano a compromessi ingegneristici. In questo modo, possiamo mantenere intatta la nostra visione del prodotto, offrendo il massimo beneficio ai nostri utenti. Creiamo con amore il software che vogliamo usare.”

Non un progetto open source, quindi, ma che ha comunque una forte radice etica: non a caso Reaper può essere provato gratuitamente per 60 giorni, scaduti i quali il software può ancora essere utilizzato perché i suoi creatori “non credono nelle misure autoritarie per limitare i diritti di utilizzo”, ma puntano sulla coscienza degli utilizzatori. 

E effettivamente il prezzo della licenza di Reaper è assolutamente abbordabile: 60$, per avere una DAW competa e performante e soprattutto multipiattaforma: si installa anche su Linux, dove l'ho testata e funziona benissimo (bisogna solo ricordarsi di installare Jack).

Ma quindi, come funziona per l'uso giornalistico e audio-documentaristico Reaper? La buona notizia è che il software propone una clipboard molto evoluta: si chiama  “Project bay” e si apre dal menù a tendina “View”.

La finestra "Project bay" di Reaper

Ogni volta che si importa una clip, questa apparirà in questa finestra. Potete anche selezionare una parte di una clip sulla traccia, trascinare la selezione su un'altra traccia e questa apparirà come media autonomo nelle finestra. Addirittura ogni item può essere rinominato e ordinato in cartelle che si possono creare sempre nella stessa Project bay.

Ma non è finita: nel menù “options” della finestra se si seleziona “automatically retain media items when removed” anche se cancellate dalle tracce un qualsiasi pezzo di clip precedentemente creato, anche da una selezione, questo resterà listato nella finestra e potrete trascinarlo nuovamente nel vostro progetto quando lo desiderate.

Inoltre Reaper possiede un utilissimo “media explorer” (che si attiva dal menù a tendina “view”) con il quale potete navigare le cartelle del vostro PC e pre-ascoltare i file audio. Molto comodo.

L'unico problema (se così vogliamo dire) è che Reaper è una DAW vera e propria, cioè un programma per creare musica, che può quindi risultare addirittura troppo potente per chi desidera usarlo per il lavoro giornalistico. Ci sono però molte risorse disponibili online per imparare le sue funzioni di base e iniziare a montare.  Ad esempio questo video su youtube.

Quindi, anche se la curva di apprendimento è un po' più ripida che nel caso di Hindenburg, vale sicuramente la pena spenderci un po' di tempo.

Testo pubblicato nel 2019 e pubblicato originariamente su https://mezzanottenelsecolo.noblogs.org/scrivere-con-la-voce-alla-ricerca-del-software-perfetto/ Aggiornato al 5.2.2025