La disinformazione e il progresso da Eratostene di Cirene ad oggi

mito e disniformazione Notizie false, anti scienza, vecchie concezioni superate che riaffiorano, teorie assurde del complotto, bufale di vario genere. Sembra che l'umanità non riesca ad affrancarsi dal riporre fiducia in concezioni errate.

Ci sono vari motivi che possono spiegare perché gli uomini sembrano in qualche modo predisposti a credere a verità illusorie. Un recente articolo pubblicato su Nature ha analizzato in modo approfondito quali sono i canali psicologici principali che permettono alla disinformazione di fare presa e radicarsi nella mente. In linea generale si tratta di scorciatoie di apprendimento che interagiscono con fattori cognitivi, sociali ed emotivi.

I fattori cognitivi sono principalmente: 1. uso del pensiero intuitivo a scapito di quello analitico; 2. errori di comprensione, i quali portano ad ignorare o dimenticare una fonte; 3. familiarità con le verità illusorie. Certe idee anche se errate sono state sentite più volte; 4. facilità di elaborazione. Un messaggio è errato ma è ricevibile e recuperabile senza sforzo; 5. coesione di un messaggio falso con altre informazioni già presenti nella persona.

I fattori socio emotivi possono essere divisi in tre categorie: 1. informazioni errate ma che fanno leva sulle emozioni per essere recepite e ricordate; 2. Informazioni false ma che provengono da fonti autorevoli o sono esposte in modo attraente; 3. Pregiudizi e personali visioni del mondo.

Lo studio ha evidenziato che la ripetizione del messaggio svolge un ruolo fondamentale, poiché interagisce con quasi tutti i canali psicologici ed emotivi elencati. Un altro aspetto che emerge è la leva sulle emozioni, infatti le persone sono sensibili a come una certa informazione li fa sentire e questo può influenzare l'opinione che si fanno al riguardo alla sua veridicità. Sembrerebbe che siamo più portati e credere alle informazioni rassicuranti, che ci fanno stare bene, piuttosto che a quelle che creano disagio anche se sono vere. Inoltre una falsa verità, una concezione errata, possono persistere nella mente di una persona per molto tempo, nonostante fonti credibili la contraddicano o si siano avute informazioni accurate riguardo alla sua natura.

Sembra abbastanza evidente che tutti questi canali agiscano influenzandosi e rafforzandosi a vicenda. Familiarità, semplicità, emozioni, intuitività e debolezza di elaborazione razionale, fonti autorevoli, pregiudizi personali radicati, ripetitività, familiarità e coesione, se stimolati scientemente, possono sviluppare e mantenere visioni della realtà assolutamente visionarie anche per molto tempo.

Inoltre, a peggiorare la situazione, lo studio evidenzia che esistono delle barriere mentali alla revisione delle informazioni, ovvero la disinformazione può continuare a influenzare le persone anche dopo che queste sono state informate e sono venute a conoscenza della verità. Questo fenomeno è conosciuto come CIE (Continue Influence Effect), in italiano Effetto di Influenza Continua. Questo può avvenire per due ragioni: 1. la correzione logica della concezione errata, il Mito, è avvenuta, ma le due informazioni non vengono correlate tra loro e pertanto la concezione mitologica continua a persistere 2. Il Mito è talmente radicato nell'individuo a causa dell'interazione di tutti i fattori precedenti che la sua influenza continua a rimanere attiva nonostante informazioni corrette e comprese ne inficino la validità.

E' accaduto da sempre, e la storia dell'umanità ne porta molti esempi. Già ai tempi di Pitagora, che la ipotizzò, ed Eratostene di Cirene che ne calcolò la circonferenza, gli uomini erano a conoscenza della sfericità della terra. Aristotele nel De Coelo notò che le costellazioni, viaggiando, non erano fisse nel cielo, condizione che era spiegabile con orizzonti diversi in relazione alla propria posizione. Eppure per molti secoli anche successivi alcuni uomini hanno vissuto, si sono riprodotti, convinti che la terra fosse piatta. Ce ne sono alcuni ancora oggi, per la verità. L'informazione corretta si è imbattuta in tutta una serie di resistenze, religiose, emotive e culturali, con personaggi autorevoli che hanno difeso l'informazione errata, come alcuni teologi cristiani. Diodoro di Tarso ne è un esempio.

Ogni scoperta scientifica in generale ha incontrato delle forti resistenze e la disinformazione è sempre stata nelle condizioni di riemergere ed affermarsi in gruppi di persone. Le vicissitudini di Galileo Galilei, la forte resistenza alla teoria dell'evoluzione di Charles Darwin e all'eliocentrismo di Copernico sono solo gli esempi più noti, ma anche in questo caso l'ignoranza non ha impedito all'umanità di continuare a vivere, riprodursi e tramandare le proprie idee, anche se sbagliate.

Visto come si diffondono le false informazioni e come si radicano nelle persone e di conseguenza nelle comunità è, credo, opportuno prendere in considerazione un altro aspetto per comprendere come si radica la riluttanza alla novità. Dovremmo porci una domanda: un'informazione vera porta necessariamente un vantaggio a chi la riceve e questo vantaggio è immediato, o velocemente percepibile?

La risposta è no, non sempre. Potrebbe sembrare una questione di semplice opportunismo ma l'egoismo muove tante cose e ne ferma altrettante. Il vantaggio concreto personale è uno dei motori della selezione naturale e potrebbe influenzare anche il modo con cui le persone selezionano le notizie, le informazioni e anche le teorie scientifiche.

Qualcosa che funziona a livello scientifico ha maggiori possibilità di affermarsi in quanto il risultato del suo funzionamento fornisce un'evidenza ed una utilità, ma anche in questo caso non sempre certi vantaggi sono apprezzabili come immediati e non di rado c'è bisogno di tempi lunghi e passaggi logici contro intuitivi per vedere i risultati.

Se si considera che ogni consuetudine, concezione o idea che si è affermata ha prodotto dei vantaggi per gli individui che vi hanno aderito (se esiste in qualche modo ha fornito benefici, ha funzionato), indipendentemente dalla sua veridicità, ecco che una verità che la modifica o la cambia deve superare un crivello selettivo non semplice. Se aggiungiamo che l'abitudine personale o sociale è una piacevole culla per l'anima, le difficoltà nell'accettare una verità aumentano. Le verità sono sempre scomode da molti punti di vista.

La valutazione dei vantaggi e degli svantaggi entra in gioco anche quando una disinformazione riesce a soppiantare un'analisi corretta. La percezione anche emotiva di un aiuto o di un privilegio, insieme alla semplicità, può renderla, infatti, immediatamente appetibile facendo passare in secondo piano una realtà complessa, i cui benefici a lungo termine sono invisibili, perché troppo lontani.

Il progresso e la civiltà non sono mai scontati, sono processi che richiedono impegno, lungimiranza, responsabilità, dedizione individuale e consapevolezza. Ognuno deve cercare di fornire a se stesso e agli altri le migliori possibilità per sviluppare le qualità che aprono la strada allo sviluppo della civiltà.

Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo. Albert Eistein.

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