Uomini ridicoli, Dostoevskij, Darwin e i Bonobo
Nel racconto Il sogno di un uomo ridicolo Dostoevskij tocca molti argomenti. Morale, etica, religione, scienza. La fa in modo indiretto, attraverso il racconto del protagonista che viene in contatto con due mondi completamente diversi tra loro. La conoscenza del suo, in cui vive, lo fa sentire ridicolo, talmente ridicolo da divenire sempre più indifferente e percepire la sostanziale indifferenza degli altri, di tutti gli altri. Più studia e più conosce e più si sente ridicolo. Ma sull'orlo del suicidio una bambina smuove la sua indifferenza, verrà trasportato, in modo fantastico, in un altro pianeta dove vivono altri uomini.
In questo secondo mondo, in questo doppione della Terra, gli uomini vivono in completa armonia, istintivamente. Nel modo più naturale possibile e in completa sintonia fra loro e con la natura stessa. Senza egoismo, senza violenza, senza conflitti. Sarà il protagonista a corromperli con un inizio impercettibile di egoismo, individualismo e la menzogna che è mezzo ed effetto degli immediati interessi personali.
Da questo momento in poi l'armonia inizierà a scomparire e quel mondo incantato si trasformerà in un mondo di conflitti dove anche i tentativi di cambiamento porteranno nuovi contrasti.
E' un peccato che Dostoevskij sia stato un contemporaneo di Darwin e che i Bonobo siano stato riconosciuti come specie separata dagli scimpanzé solo nel 1933.
Il fiume Congo è stato, per le due specie, un elemento divisivo quasi paragonabile alla distanza tra due pianeti in due sistemi solari diversi. Le due specie infatti si sono incrociate solo due volte o poco di più in 1.5, 2 milioni di anni.
Scimpanzé e bonobo hanno sviluppato caratteristiche completamente diverse. Più territoriali, possessivi, gerarchici e anche violenti i primi. Comunitari, sociali, relazionali e poco conflittuali i secondi. Due mondi completamente diversi come gli abitanti dei due pianeti del racconto di Dostoevskij.
Gli scimpanzé vivono in una società dominata dai maschi in cui il proprio stato sociale è fondamentale e i comportamenti aggressivi legati al suo mantenimento o alla scalata sociale possono arrivare a esiti anche gravi. Fra i bonobo è in genere una femmina a dominare, e si osservano comportamenti più tolleranti che favoriscono una cooperazione più flessibile e la condivisione del cibo. (Le scienze).
Il racconto dello scrittore russo è indubbiamente affascinante ma risente del suo tempo. Molto è cambiato dopo di lui. L'uomo che nasce in equilibrio verrebbe corrotto dalla sovrastrutture culturali, religiose ed anche scientifiche. Queste ultime, nella migliore delle ipotesi, non sarebbero in grado di ricondurre gli uomini all'antica armonia di vita e di etica, ma sarebbero fonte di ulteriori conflitti.
L'idea dell'uomo che nasce bello, sociale, etico in armonia con i propri simili e che si corromperebbe solo successivamente risente di una visione romantica, nonché di un Eden originario e di un peccato fonte di ogni corruzione. Il tema religioso è palpabile.
In realtà l'uomo non nasce così, almeno non necessariamente. Evolve in base alla condizioni ambientali, le quali favoriscono alcuni comportamenti a scapito di altri e indirizzano il cambiamento, modellano gli atteggiamenti. Bonobo e scimpanzé ne sono un esempio: in un modo gli uni, nel modo opposto gli altri. Le sovrastrutture sono la conseguenza dell'evoluzione biologica: la giustificano, la sorreggono perché ne sono il frutto.
Che tipo di cultura potrebbero tramandare i bonobo? E quale gli scimpanzé? Che tipo di religione? Ogni specie parlerebbe e racconterebbe delle proprie consuetudini, del proprio modo di vivere in gruppo e ogni racconto giustificherebbe tradizioni diverse. La cultura è anche un mezzo per mantenere coesa la società su base comportamentale. Un ambiente che seleziona gli individui in base alle azioni. Tiene sotto controllo la diversità, la stesa diversità che è la fonte primaria del cambiamento e dell'adattamento. Però per ogni gruppo il diverso è un altro.
La ricerca della verità come soluzione, sperare nella scienza come strumento per dirimere i conflitti è la vera unica fonte di soluzioni e non una chimera. Bonobo e Scimpanzé potrebbero, in teoria, trovarsi d'accordo con sicurezza su tutto ciò che è valutabile con il metodo scientifico, tutte le altre questioni sarebbero precarie. La natura è piena di equilibri e contraddizioni, anche ciò che sembra ordinato non è necessariamente etico e morale di per sé. Sono più etici i Bonobo o gli Scimpanzé?
Nemmeno la forza del più famoso precetto religioso può farcela, sembra intuire Dostoevskij, a uniformare i comportamenti di tutti sotto un unico modello:
La cosa più importante è di amare gli altri come se stessi; questo è tutto, non occorre altro: troverai subito come organizzar la vita. E intanto questo non è altro che la vecchia verità che è stata ripetuta e letta milioni di volte, ma egualmente non s’è realizzata nella vita!
E' forse un'illusione? Forse può farlo un Bonobo ma non uno Scimpanzé? Ambiente sociale e ambiente naturale favoriscono alcuni individui i quali divengono la maggioranza, ma la diversità in natura trova spesso il modo di essere presente lo stesso. In evoluzione l'innesco del cambiamento è sempre individuale. L'intuizione di Dostoevskij di un piccolo elemento, un individuo, che sconvolge e trasforma un intero sistema sociale ed etico è preziosa, ma anche pericolosa.
La porta del relativismo è spalancata. Il controllo sociale, che usa cultura e tradizioni per mantenere uno status quo, che non ha niente di speciale, di superiore o di morale anche se di dice morale, è solo una delle tante forme di adattamento evolutivo. Un'ala, un becco, un artiglio, che aumentano le probabilità di sopravvivenza, in questo caso di coloro che sono integrati nel gruppo e che accettano i comportamenti della maggioranza.
Sembra farne le spese anche la ricerca della verità. E' vano ricercarla? E' vano raccontarla? Per l'uomo ridicolo di Dostoevskij sembra proprio di sì. Tra tante verità la verità stessa sembra un'illusione. Anche se esistesse sarebbe inutile raccontarla in un mondo dove ognuno ha la sua verità e la cambia, in modo opportunistico, per avere vantaggi individuali.
L'errore è quello di cercare una soluzione nella verità, così come si cerca una soluzione nella natura o nelle religioni. Come se verità, natura e religioni potessero fornire soluzioni preconfezionate e pronte all'uso.
La verità fornisce solo una descrizione della realtà. L'evoluzione fornisce una visione molto accurata della realtà, così come le altre scienze, ma non indicano nessuna via da percorrere.
Eppure la comprensione, in tutte le sue accezioni, di significato, è l'unica mappa che consente di stabilire una percorso con il fine di formare le proprie scelte etiche individuali. Ed è una mappa condivisa e condivisibile in base alla quale possiamo scegliere percorsi comuni, anche globali. Credo non ci siano altre possibilità.
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