Un incontro (in)atteso
“Ragazzi, mettetevi comodi perché quando leggiamo, dobbiamo stare comodi!”
In un buco nella terra, viveva uno hobbit...
Con questo incipit è cominciata la nostra avventura in questa settimana. Con le classi A e B abbiamo cominciato la lettura de Lo Hobbit ed è andata estremamente bene.
Tutto comincia con quella frase, così familiare all'inizio e così soprendente più si va avanti nella lettura. Un caro vecchio C'era una volta... completamente originale, e poi da lì ci si avventura veramente all'interno della storia, andando a scoprire cosa sia uno hobbit, cosa fanno, cosa vogliono – ma soprattutto chi è Bilbo Baggins, il nostro eroe.
L'incontro con Gandalf
Quando Bilbo incontra (o meglio, incontra di nuovo) il vecchio Gandalf, si entra nel vivo dell'intreccio del romanzo. Il vecchio stregone coinvolge Bilbo nella sua più grande avventura e lo fa usando un linguaggio divertente e divertito, al limite dell'enigma, che i ragazzi hanno subito notato.
“Perché Gandalf usa questo linguaggio così creativo?” Ho chiesto ai ragazzi. Forse una domanda un po' esigente per dei bambini di prima media, tant'è che non mi hanno saputo rispondere. “Perché – ricordatevelo – parlare bene e utilizzare in modo creativo la lingua è sempre indice di grande intelligenza, tanto nei romanzi quanto nella vita vera.” E mi sono sentito maestro di vita – o un rapper che fa il micdrop, devo ancora deciderlo. Poi vaglielo a dire che bisogna anche saper usare saggiamente la lingua, però quello sarà un problema per i professori del liceo.
Poi uno dei ragazzi mi fa, “Prof, Gandalf è vestito proprio come uno stregone!” E anche lì, ho potuto sfoderare l'aplombe da guru che mi ha sempre contraddistinto. “Ragazzi, Gandalf è colui che ha dato allo stregone le sue caratteristiche. Tutti i maghi e gli stregoni dopo l'uscita de Lo Hobbit assomigliano a Gandalf perché esiste Gandalf. Pensate ad Albus Silente!” E ancora una volta, occhi spalancati, stupiti.
Viene da domandarmi se questa mancanza di spirito di astrazione e intertestualità sia dovuta alla giovane età o da un contesto che non premia questo tipo di abilità. Forse entrambe. Purtroppo si è potuto leggere fino a questo punto, alla prossima settimana con il continuo...
La classe C
Per un gioco del destino, questa settimana ho inaspettatamente conosciuto la classe C – l'ultima prima che mi mancava nel novero delle classi con cui leggerò il romanzo – a causa di una supplenza assegnatami. Ottima impressione a parte, sembra una classe molto più brillante rispetto alle altre due. Spero che possa riservarmi grandi sorprese.
Alla prossima settimana con gli aggiornamenti di questa piccola grande avventura.
Il professore (con la p minuscola)
Per contattarmi, mi trovate su Mastodon