Henry Kissinger: 100 anni nella storia

Henry Kissinger

100 anni sono un bel traguardo da raggiungere per chiunque, questo è fuori discussione. ma se quelle 100 candeline le spegne uno degli uomini più influenti del XX secolo, allora l’evento diventa qualcosa di straordinario. L’uomo che oggi raggiunge il traguardo del secolo di vita, è infatti Henry Kissinger, Segretario di Stato americano tra il 1969 e il 1977 e protagonista, nel bene e nel male della politica americana (e quindi mondiale) in quegli anni (ma anche in quelli successivi) Henry Kissinger è nato Heinz Alfred Kissinger a Fürth in Germania,il 27 maggio 1923 da una famiglia di origine ebraica, che emigrò negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste nel 1938. La famiglia era piccolo borghese, padre insegnante, madre casalinga che accudiva i due figli (Kissinger aveva un fratello, Walther,di un anno più giovane e deceduto nel 2021, evidentemente la longevità dev’essere una dote di famiglia, dato che anche il padre e la madre superarono i 90 anni di vita). I Kissinger si stabilirono a New York e Heinz, che nel fratetmpo aveva cambiato il proprio nome in Henry si iscrisse alla High School George Washington. Era uno studente brillante e per un lungo periodo lavorò di giorno (fece l’operaio in una fabbrica di spazzole, poi in una di pennelli da barba e infine trovò un impiego in un ufficio postale) e studiò la sera per imparare l’inglese. Ma il 1943 cambiò la sua vita: gli Stati Uniti erano in guerra contro l’Asse e Henry e suo fratello Walther si arruolarono nell’esercito americano, e divennero cittadini a stelle e strisce. Poiché parlava inglese e tedesco divenne un interprete per il controspionaggio e fu mandato nella Germania occupata. Era interprete e aiutante del generale che comandava la 84ª Divisione che, nell'aprile del 1945, fu inviata a Krefeld in Germania. Anche il comandante si accorse che quel ragazzo era particolarmente in gamba e così, sia perché parlava bene il tedesco, sia per le sue grandi doti di organizzatore, gli fu affidato l’incarico di riorganizzare l'amministrazione di Krefeld, allo sbando dopo la fuga dei nazisti: mezzo milione di persone senz'autorità, casa, vestiti, cibo. Nel giro di una settimana il soldato semplice Henry Kissinger riuscì a far tornare alla normalità la vita a Krefeld. Venne promosso sergente e subito dopo fu distaccato alla scuola dei servizi segreti del comando europeo, dove insegnava agli ufficiali come scoprire i nazisti che cercavano rifugio nella clandestinità. Anche se l’esercito gli propose di rimanere come insegnate civile, Henry rifiutò, rinunciando ad un buon stipendio per portare a termine gli studi, Fece domanda ad harvard, fu accettato e a 24 anni cominciò una nuova vita.

Laureatosi nel 1950 e ottenuto il dottorato di ricerca nel 1945 con una tesi su Castlereagh e Metternich, rifiutò poi una cattedra all'università di Chicago perché “era troppo lontana dalla scena politica di Washington”, rimanendo ad Harvard anche se con impieghi saltuari. Nel frattempo nel 1957 aveva pubblicato uno studio molto apprezzato denominato “Nuclear Weapons and Foreign Policy” e la sua carriera accademica sembrò decollare: deivenne professore associato nel 1959 e ordinario nel 1962, dirigendo diversi centri di studio dell’università e facendo consulenze per svariati organismi del governo federale L’incontro decisivo per portare Kissinger nella politica di alto livello fu quello con Nelson Rockefeller, miliardario, esponente di spicco del Partito Repubblicano e collaboratore del presidente Eisenhower. Rockefeller offrì a Kissinger di lavorare alla Fondazione Rockefeller con il titolo di direttore degli studi speciali. Nel frattempo collaborò assiduamente con la presidenza Eisenhower, incarico che continuerà anche con i presidenti Kennedy e Johnson.

All’epoca era già considerato un esperto di strategia politica internazionele. Il già citato suo primo libro , Nuclear Weapons and Foreign Policy (Armi nucleari e politica estera), richiamò su di lui l'attenzione di politici, giornalisti, addetti ai lavori e di tutti coloro che si occupavano, in qualche modo, dei problemi strategici del potere americano. In esso Kissinger proponeva una teoria della pace e della guerra assolutamente innovativa e un nuovo modo d'impostare i rapporti di potere rispondente alla rivoluzione avvenuta negli armamenti nucleari. Affascinato dai discorsi della “Nuova Frontiera” di John Fitzgerald Kennedy, fu invitato da Arthur Schlesinger Jr., uno dei consiglieri più stretti di JFK a collborare con la presidenza, anche se questa fu un’esperienza fallimentare. Mai accettato dal gruppo di potere che stava intorno a kennedy, presto i due si stancarono l’uno dell’altro e la collaborazione terminò in fretta.

Gli anni successivi furono drammatici per gli Stati Uniti: l'assassinio di Kennedy, poi la guerra del Vietnam e infine la campagna elettorale del 1968, durante la quale furono uccisi martin Luther King e Robert Kennedy, probabile candidato deomcratico per quelle elezioni. Kissinger aveva collaborato con Lyndon Johnson, che lo aveva mandato in Vietnam per verificare l’attendibilità dei rapporti della CIA. Durnate questi viaggi fu quanto mai evidente a Henry che gli USA stavano sbagliando tutto nel sud-est asiatico. Con la vittoria di Nixon alle elezioni del ‘68 iniziò la carriera politica vera e propria di Kissinger. Nixon ereditava un paese lacerato al suo interno dagli scontri razziali e dalle proteste contro la guerra e decise di chiamare Kissinger per il ruolo di Assistente del Presidente per la Sicurezza nazionale.

Il professore e il presidente avevano molte cose in comune: una naturale predisposizione per la diplomazia segreta, una concezione politica ispirata a un esasperato pragmatismo, una notevole dose di cinismo, un profondo amore per il potere, una stima reciproca, anche se non priva di una certa diffidenza. Kissinger, dopo essere stato avversario di Nixon in ben tre elezioni (come ebbe modo di confessare ad Oriana Fallaci nella celebre intervista poi divenuta il libro “Intervista con la storia”) ne divenne rapidamente il consigliere più importante, il suo consulente, compagno, apologista, amico e portavoce.

In quegli anni l’amministrazione americana passò dalla politica del contenimento e della guerra totale a quella della guerra limitata e del negoziato permanente.

In un mondo in cui il bipolarismo militare non garantiva più quello politico, venne definitivamente abbandonata la dottrina del “contenimento” e della “guerra totale”, tipica del periodo della guerra fredda. Ora che la superiorità militare americana si stava ridimensionando e che altri centri di potere stavano sorgendo nel mondo, era necessaria una diplomazia agile e dinamica, che costringesse a una convivenza internazionale, resa indispensabile per evitare il rischio di una guerra atomica.

Ma il capolavoro politico e diplomatico di Kisisnger fu sicuramente la fine della guerra del Vietnam, sulla quale Nixon si era giocato buona parte della sua presidenza. La parola d’ordine divenne “Vietnamizzazione”. L’obiettivo di Nixon era quello di arrivare a un disimpegno onorevole da quella guerra che era diventata ormai insostenibile sia economicamente che politicamente. Kissinger riuscì ad inserire la pace in Vietnam in un disegno strategico molto più ampio, coinvolgendo anche Unione Sovietica e Cina. Egli era già riuscito nell’intento di intavolare dei colloqui per la limitazione delle armi nucleari (i cosiddetti colloqui di Helsinki), dai quali scaturirà il trattato SALT che sarà sottoscritto da oltre 100 paesi e poi il successivo SALT2 Questa sua posizione verso la distensione gli costerà però l’ostracismo sia da parte dei pacifisti di sinistra che dei falchi della destra anticomunista. Sarà ancora lui a preparare il viaggio di Nixon in Cina nel 1972 che porterà alla distensione nei rapporti tra USA e Cina tramite la cosiddetta “Democrazia del ping pong” I tempi erano maturi per portare gli Stati Uniti fuori dalla guerra del Vietnam. Grazie ai cosiddetti accordi di Parigi del 1973 negoziati da Kissinger con il Vientam del nord il conflitto ebbe fine e Henry, assieme al vietnamita Lê Đức Thọ vinsero il premio Nobel per la pace. Fino qua le luci della sua carriera politica. Ma da questo momento in avanti saranno le ombre a prevalere. Il primo colpo alla credibilità del professore sarò il suo coinvolgimento nel golpe cileno dell’11 settembre 1973 (e in generale in tutta quell’operazione di politica estera che va sotto il nome di “Operazione Condor”). Kissinger ebbe un ruolo di sostegno attivo al colpo di Stato militare di Augusto Pinochet, che costò la vita al presidente democraticamente eletto Salvador Allende e che portò ad una feroce dittatura che commise anche crimini contro l'umanità Kissinger sosterrà sempre di essere stato del tutto estraneo agli eventi del 1973, pur ammettendo la sua responsabilità in attività di destabilizzazione – compreso l'avallo a un colpo di Stato che fallì – negli anni 1970 e 1971. Ebbe un ruolo attivo anche nella risoluzione della guerra del Kippur, tra Egitto e Israele. Con lo scoppio dello scandalo Watergate (al quale Kissinger rimase totalmente estraneo, ma che lo coinvolse in qualità di amico e consigliere di Nixon) rimase al suo posto sotto la presidenza di Gerald Ford, anche questa però segnata da luci e ombre: da una parte l’appoggio dato in Angola e in Mozambico alle forze anticomuniste, dall’altra il ruolo decisivo nella fine del regime razzista bianco in Rhodesia e nella sua sostituzione con un governo della maggioranza nera (Zimbabwe) o ancora l’approvazione data al presidente indonesiano Suharto per l'invasione di Timor Est, che provocherà, durante i 24 anni della sua durata, la morte di oltre 100 mila persone. Con la presidenza Ford fin+ anche la carrirera di Kisisnger alla Casa Bianca, poichè la presidenza successiva fu democratica (Jimmy Carter) e poi il partito repubblicano svolò, con le presidenze Reaga ne Bush su posizioni neo-con che poco si addicevano alle idee politiche di Kissinger. Continuò ad essere impegnato in iniziative politiche come Trilateral Commission e svolgendo attività di consulente, conferenziere, commentatore televisivo e scrittore. Nel 1977 entrò a far parte del Center for Strategic and International Studies della Georgetown University.

Grande appassionato di calcio, fornì la sua mediazione con la FIFA per l’assegnazione agli USA del mondiale 1994 e fu poi nominato presidente onorario del comitato organizzatore dell'evento.

Il suo ultimo incarico di rilevo fu la nomina, da parte di George W. Bush a presidente della commissione incaricata di chiarire gli eventi dell'11 settembre 2001: questo suscitò aspre critiche da parte di coloro che lo accusavano di crimini di guerra; Kissinger si dimise dalla commissione il 13 dicembre 2002. Sicuramente un personaggio discusso e discutibile, dai suoi rapporti con Mao, alla sua influenza durante il golpe cileno, fino a quello con Aldo Moro. Oggi quest’uomo che raggiunge l’incredibile traguardo delle 100 primavere è sicuramente divenuto un testimone del tempo e della storia, che lui ha, nel bene e nel male contribuito a scrivere con un’impronta decisiva. Senza dubbio è stato uno degli uomini più influenti del XX secolo, comunque si giudichi la sua carriera politica.