In ricordo di Emiliano Mondonico e di quella sedia sollevata in aria

Mondonico Sedia

Emiliano Mondonico era uno degli ultimi rappresentanti di una categoria di allenatori che ormai non esistono più, quelli schietti, forse anche un po' burberi, ma che i loro giocatori adoravano. Era nato il 9 marzo del 1947 a Rivolta d'Adda (CR), dove i genitori gestivano una trattoria in riva al fiume. Cresciuto nella Rivoltana, squadra del suo paese, passò poi alla Cremonese e successivamente passò in varie squadre: Torino, Monza, Atalanta, per poi tornare alla Cremonese, dove concluderà la carriera, con il record di miglior realizzatore di sempre della squadra grigiorossa con 88 reti. Da allenatore girò tantissime squadre, ma i migliori risultati li ottenne al Torino nelle stagioni tra il 1990 e il 1994. Tornerà ancora ad allenare i granata tra il 1998 e il 2000, ma con risultati non paragonabili al periodo precedente. Nel suo primo periodo al Toro spiccano una Coppa Italia nella stagione 1992/93 ma soprattutto la favolosa cavalcata in Coppa Uefa nella stagione 1991/92, conclusa con l'approdo in finale contro l'Ajax, di cui parleremo dopo. Mondonico calcò le scene del calcio per 15 anni da giocatore e 30 da allenatore, vivendo sempre nel proletariato del calcio che però riuscirà a a portare a livelli di eccellenza, come con il Torino. C'è chi dice che le sue squadre erano sanguigne e che vivevano il calcio “a vino rosso, pane e salame”, ma trovo questa descrizione un po' riduttiva, perché le sue squadre non erano solo grinta e aggressività, ma sapevano anche giocare bene a pallone. Il Torino di inizio anni '90 era era una squadra che rispecchiava in pieno il suo allenatore, non per niente quella squadra arriverà ai vertici delle competizioni europee. In quella quadra giocavano ottimi giocatori, a cominciare da un giovanissimo Luca Marchegiani in porta, ma anche Lentini (nel suo priodo d'oro, prima di deludere tutto e tutti al Milan), Scifo e Casagrande (uno che aveva fatto la democrazia corinthiana con Socrates in Brasile dieci anni prima) e i mastini Bruno, Annoni e Benedetti. E così quel Torino iniziò la sua grande cavalcata in quella che allora si chiamava Coppa Uefa, eliminando via via KR Reykjavik, Boavista, AEK Atene, BK 1903 Copenaghen fino ad incontrare niente meno che il Real Madrid in semifinale, una sfida che farebbe tremare chiunque, ma che i granata riuscirono a superare perdendo 2-1 in Spagna e vincendo 2-0 a Torino (nell'oggi scomparso Stadio delle Alpi). Sembrava fatta, c'era solo da superare l'Ajax in finale. A quei tempi la Coppa Uefa prevedeva la finale su due partite, andata e ritorno, così il 29 aprile del 1992 si giocò al delle Alpi, con gli olandesi che andarono in vantaggio per due volte e il Torino che rimontò con una doppietta del solito Walter Casagrande. Tutto si giocava nell'ultima partita, il 13 maggio all'Olympisch Stadion di Amsterdam (all'epoca non esisteva ancora l'Amsterdam Arena e l'Ajax non poteva giocare gli incontri UEFA al De Meer, troppo piccolo). Il Torino ce la mise tutta, ma era uno di quei giorni in cui il pallone in porta proprio non ci voleva entrare: i granata colpirono tre pali e una traversa su una gran rovesciata di Sordo, ma nulla. Poi, all'improvviso, fallo in area di Frank De Boer su Cravero, ma l'arbitro jugoslavo Zoran Petrović non fischiò il rigore, nonostante le proteste dei giocatori. Fu allora che accadde: le panchine dell'Olympisch Stadion erano piccole, così, per aumentarne la capienza erano state aggiunte delle semplici sedie pieghevoli. Mondonico ne afferrò una e cominciò a brandirla sollevandola in aria in segno di protesta. Anni dopo dirà: “Quella sedia è il simbolo di chi tifa contro tutto e tutti. È il simbolo di chi non ci sta e reagisce con i mezzi che ha a disposizione. È un simbolo-Toro perché una sedia non è un fucile, è un'arma da osteria” A proposito della partita invece: “Quella partita fu un esempio di vita incredibile. Arrivare secondi è la cosa più brutta che esista, meglio venire eliminati al primo turno. Vai in finale e arrivi secondo, arrivi secondo e non conti più niente” Emiliano Mondonico se n'è andato il 29 marzo del 2018 per un male incurabile, lasciandoci il ricordo di un uomo e un allenatore amato da tutti e soprattutto di quella sedia alzata verso il cielo come un'arma verso l'ingiustizia.