Due mezze vite

La settimana scorsa stavo aiutando mia nipote a fare i compiti, in particolare una traduzione di un testo in inglese. Lei frequenta il primo anno di scuola media, quindi il livello del testo da tradurre non mi preoccupava minimamente. Durante lo svolgimento, noto che aveva difficoltà nel tradurre una parola. Stavo giusto dandole il tempo per contestualizzare la frase, prima di intervenire, quando lei sentenzia << ehi google, traduci la parola “puddle” >> ed in meno di un secondo continua disinvolta la traduzione. Resto un attimo interdetto dopo quella scena. Prima di tutto perché mi rendo conto che non ha minimamente bisogno del mio aiuto per finire il compito, successivamente per come ha superato una difficoltà incontrata durante lo studio. Mi prendo quindi per tempo per vedere la sua scrivania. Sul tavolo il portapenne che funge da base per tenere il telefono in verticale (sbloccato con lo schermo sempre acceso, per velocizzarne l'utilizzo e vedere le ultime notifiche) libro, quaderno e nient'altro. Il vocabolario ovviamente non serve, cosi come il diario, dispense o appunti aggiuntivi. Tutto sostituito dal telefono.
<< La prof. mette tutto su classroom, non serve prendere appunti o scrivere i compiti per il giorno dopo >> cosi risponde dopo la mia domanda a riguardo.

Tranquilli, non è uno sfogo del “Prima era meglio”, oppure “Hai tempi miei..”, però non posso fare a meno di fare dei paragoni. Rivedermi negli anni scolastici chino sui libri con la scrivania piena di libri. Tra vocabolari, libri delle varie materie, quaderni per i compiti e quaderni degli appunti presi durante le lezioni. Non sono mai stato una cima a scuola, il mio motto era “minima impegno, massima resa”. Però il minimo andava fatto ed era più o meno cosi. Tempo perso per cercare il significato delle parole sui vari vocabolari, con la speranza di trovare pezzi di traduzione (dal latino, sopratutto) nei vari vocabolari, zaini (anche se preferisco il termine “cartella”) super pesanti con tutti i libri delle varie materie ed i relativi quaderni.

La giusta chiave di lettura non è che prima le cose erano migliori, semplicemente venivano fatte in modo diverso.

Dopo quell'episodio oramai il mio unico intento era quello di vedere e cercare i cambiamenti. Per fortuna ho due nipoti che oscillano tra la pre-adolescenza e l'infanzia, ho quindi la possibilità di rendermi conto del loro modo di comportarsi. Inutile dire che la loro vita si basa sullo stare perennemente connessi. Nulla viene pensato se non all'interno di questo contesto. Strumenti come lo smartphone, sebbene vietati durante le lezioni, sono parte integrante del processo educativo presente nelle scuole. Al pari di computer, tablet e altro. Anche i professori sono consapevoli – o rassegnati, non saprei esattamente – di questo e spesso incoraggiano gli studenti ad utilizzarli per potare a termine i loro compiti.
Pensandoci un secondo, è una situazione più che logica. Questi strumenti sono parte integrante di tutta la società. Vengono utilizzati non solo come mezzo di comunicazione ma sono considerati come una nostra estensione. Quindi è più che permissivo lasciare che diventino parte attiva del processo educativo. Mi spiace dirlo ma chi la pensa diversamente vive nel passato.

Al contrario chi è nato negli anni 80-90,come il sottoscritto, certe comodità non le ha vissute. Le nostre comodità erano altre, a detta dei nostri genitori. Vestiti nuovi e non di seconda mano, la possibilità di praticare uno sport o continuare gli studi oltre la scuola dell'obbligo, spesso, era un motivo di vanto.
Però abbiamo anche vissuto l'inizio e la diffusione della nuova era tecnologica. I primi telefoni senza fili, il modem 56k, l'internet delle cose.

Noi siamo la generazione che ha vissuto due ere, abbiamo vissuto due mezze vite.

Abbiamo avuto il piacere di sbucciarci le ginocchia sull'asfalto destreggiandoci tra l'afa estiva e la brezza autunnale fino a passare i pomeriggi seduti sulle panchine a catturare e scambiare pokemon. Abbiamo avuto la possibilità di scrivere lettere e cartoline, sentire il sapore della colla presente sui francobolli. Avevamo l'onore di inviare per conto dei nostri genitori o zii i primi fax o le prima mail con quei “dannati cosi”.
Alcuni sono convinti che quelle azioni siano ricordi romantici, io li vedo come un'enorme perdita di tempo. Buona parte della nostra vita – forse quella più importante – nella quale dovevamo apprendere una buona metodologia di studio, capire e incominciare a tastare i reali meccanismi della società, si è basata su un sistema che poi è stato del tutto abbandonato, lasciandoci per molto tempo spaesati e spesso carenti e felicemente non consapevoli di ciò che utilizziamo.
Tolta quella parte che coltiva la passione per un settore informatico, come il sottoscritto, noto che la maggioranza delle persone che mi circondano non ha la benché minima idea di come funzioni ciò che usa, dal telefonino al PC. Quali siano i rischi ed i benefici nell'affidare ai propri figli l'uso senza controllo di questi dispositivi. Perché se da un lato possono, e devono, rivelarsi utili in ambito scolastico, l'uso smodato e non controllato sia, al contrario, distruttivo per la corretta crescita.
Probabilmente questi miei pensieri verranno letti da persone che come me hanno un minimo di consapevolezza, ma vorrei comunque portarvi una provocazione. Lascereste mai che vostro figlio/a vede un film a “luci rosse” in piena libertà, come se fosse la normalità? Sperando che la risposta sia anche quella più che ovvia, allora perché permettete che utilizzi uno smartphone nel quale avete creato consapevolmente creato un profilo con account da maggiorenne, o peggio, date il vostro telefono? Ora il discorso sembra a senso unico verso l'uso sconsiderato del telefono ma non è l'unico da prendere in esame. Noto che la maggior parte dei genitori che, come il sottoscritto, non ha avuto la “fortuna” di nascere direttamente immerso in una società informatizzata, non ne concepisce i reali rischi.

Se per te non non è un rischio, non vuol dire che non lo sia realmente.

Bisognerebbe semplicemente utilizzare i mezzi a disposizione in modo corretto e sopratutto educare all'uso di questi mezzi. Nello stesso modo in cui per guidare la macchina serve studiare il codice della strada, superare dei test e poi incominciare a fare delle guide con un istruttore fino a quando non si diventa pratici abbastanza per sostenere l'esame finale ed essere autonomi. Per qualcuno questo mio pensiero può sembrare esagerato, ma vedo spesso bambini incantati per ore davanti ad un televisore o telefono senza alcun controllo, capaci di poter accedere a tutti i contenuti che internet offre senza il ben che minimo filtro. Spesso gli si urla contro di lasciare il telefono o staccarsi dalla televisione, ma questi comportamenti sono lo specchio esatto delle azioni dei genitori.
Educare i bambini ad un corretto uso dei mezzi informatici deve essere visto come una fase dell'attività genitoriale. L'unico problema è che i primi ad dover essere educati, siamo proprio noi genitori.

°Fine°


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