Leggere tra le righe

Il velo.

C'è un velo di abnegazione ed ipocrisia nell'utilizzo moderno della tecnologia. Non tanto da parte delle “nuove leve” – adolescenti nati ed immersi nel nuovo contesto tecnologico – quanto quelle persone che hanno vissuto l'evoluzione dei mezzi di comunicazione e, più in generale, della tecnologia stessa.

Parliamoci onestamente, in un contesto diverso dall'ambito tecnologico, quanti di noi diffiderebbero dal tutto gratis? Se vi regalassero una casa o una macchina, per esempio, firmereste senza pensarci, oppure verrebbe spontaneo farvi qualche piccola domanda del tipo: “dov'è la fregatura?”

In ambito tecnologico invece queste domande non ce le poniamo. La maggior parte non si chiede come mai le mail, lo spazio di archiviazione, il calendario, il backup delle nostre foto ed altri innumerevoli servizi vengono offerti a titolo gratuito. Dov'è la fregatura...Quanti di voi hanno letto le condizioni ed i termini di uso? Personalmente ho sempre cliccato compulsivamente accetta o continua, senza mai dar peso a quello che mi veniva richiesto di accettare, preso dalla foga di provare il nuovo servizio, utilizzare il nuovo pc o lo smartphone. Non mi importava sapere che compromesso stessi accettando, io dovevo, e volevo, skippare il più velocemente possibile quella fase iniziale di configurazione.


Dato che oramai avete già capito il senso del discorso, vorrei fare una piccola premessa. Non è un articolo di informazione o propaganda su software open-source. Non ho una visione estremista, non vedo solo bianco o nero. Più un generale non fà parte di me l'arrogarmi il diritto di avere la ragione assoluta. Le opinioni ed Il pensiero non sono una scienza matematica che portano ad un solo ed unico risultato. Avevo necessità di chiarire questo concetto per darvi il giusto senso di lettura, la possibilità, quindi, di una lettura imparziale e mentalmente pronta al confronto.


Oltre il velo.

Spinto dalla curiosità, o forse dalla noia, ed in cerca perenne di nuovi stimoli (questo sarà, quasi sicuramente argomento di discussione futura) ho incominciato a leggere tra le righe. Aiutato indirettamente da personalità carismatiche del settore, ho incominciato a rendermi conto che esistono delle documentazioni, più o meno approfondite, che erano proprio lì, davanti ai miei occhi, proprio sopra il tasto accetta. Ho scoperto che non esiste il termine “gratis” in senso assoluto. Per ogni servizio ci viene richiesto in cambio altro, e la maggior parte delle volte, i nostri dati, le nostre informazioni. Che siano i dati del nostro dispositivo, la nostra cronologia di ricerche, la nostra posizione geografica, le nostre informazioni personali. Un concetto che prende, più comunemente, il nome di “profilazione”.

Da vocabolario treccani >Stesura di un profilo, mediante l’identificazione e la raccolta dei dati personali e delle abitudini caratteristiche di qualcuno.

Si tratta, in parole povere, di una serie di informazioni che vengono inviate al fornitore del servizio che permette di veicolare un marketing mirato, secondo le ipotetiche necessità dell'utente finale. Capisco perfettamente che un servizio gratuito abbia anche bisogno di annunci pubblicitari per generare un utile economico. Infatti avere annunci personalizzati, inerenti i miei interessi, tutto sommato, non è una cattiva idea. Mi sento quasi coccolato, passatemi il termine. Esattamente al pari del nostro barista di fiducia. Ogni mattina è pronto ad accoglierci con un sorriso e ci prepara “il solito, grazie” facendoci, prima di tutto, risparmiare tempo e, in un certo senso, sentire coccolati.

Immaginiamo ora di cambiare bar. Entrati, senza dire assolutamente nulla, il personale è perfettamente a conoscenza dei nostri gusti, e ce lo fà anche notare senza problemi. Oppure un negozio di abbigliamento, dove i commessi ci mostrano direttamente la merce che potrebbe interessarci, in quanto il nostro barista di fiducia – vatti a fidare – ha raccolto quotidianamente informazioni riguardo il nostro abbigliamento. Questa situazione – che ammetto, lambisce il paradosso nella realtà- accade quotidianamente su internet, si tratta dei partner commerciali. Accordi stipulati tra i vari fornitori di servizi che si scambiano informazioni o, molto più semplicemente vengono acquistati e/o venduti.

Ho in poco tempo appreso non solo il significato del termine profilazione, ma anche dell'esistenza dello scambio di informazioni che avviene quotidianamente tra le varie aziende; informazioni che, di fatto, sono i nostri dati.

Abituare gli occhi

Onestamente non è stata la classica “doccia fredda” quella che ho avuto. Se ricevo una marea di chiamate di marketing o se devo regolarmente cancellare la posta da tutto lo spam giornaliero, un motivo ci sarà, no? Ero consapevole delle mie azioni, semplicemente non mi importava più di tanto. Perché alla fin fine, diciamocelo in tutta franchezza, ma che importa se hanno i nostri dati? Che se ne fanno? Capirai che acquisto ad avere i miei dati e sapere dove sono stato!

Queste sono le frasi che ho ricevuto (ed inizialmente ripetevo a me stesso) quando oramai non me la sentivo più di fingere che non me ne importasse. Sostanzialmente è vero, siamo cosi abituati a questo tipo di utilizzo che poco ci importa cose c'è dietro; l'importante è continuare ad usarlo gratuitamente, non ci piace cambiare, adattarci ad una nuova interfaccia grafica, perché ci sembra “diverso da..” troppo “complicato”.

Sappiate però che le alternative esistono, che siano a pagamento o gratuite. Le prime, semplicemente, offrono il servizio sotto forma di abbonamento o previo pagamento. Garantiscono una tutela maggiore (e veritiera) dei propri dati, spesso associate ad una privacy policy di tutto rispetto. Ovviamente non tutto ciò che si paga è esente da profilazione, bisogna sempre “leggere tra le righe”. Anche se vi sembrerà assurdo pagare una quota mensile o annuale per poter utilizzare mail, cloud o vpn, molte aziende o siti offrono questa possibilità crittografando i dati prima dell'invio sui loro server. Le ultime, sembrerà strano ma offrono lo stesso livello di tutela e privacy ma a titolo gratuito. Come mai (arrivati a questo punto, sarà normale farsi questa domanda) direte voi? Semplicemente si tratta di progetti autofinanziati, progetti dove si possono effettuare donazioni su base volontaria o, più semplicemente software-libero.

Sto parlando del mondo open-source. Si tratta di software, ma anche servizi, che vengono offerti a titolo gratuito il cui codice sorgente viene reso disponibile. Questo dà la possibilità all'utenza (parliamo comunque di utenza esperta) di controllare e verificare la natura del codice e, cosa più importante, dà la possibilità a tutti di “sporcarsi le mani” migliorando il progetto, contribuendo in modo attivo.

Quest'ultima alternativa è quella che più mi ha incuriosito e che sto tutt'ora studiando. Non è l'esser gratuito ad avermi attirato – non del tutto ad onor del vero – ma l'idea di creare un programma, distribuirlo gratuitamente, la possibilità che altri si uniscano al progetto contribuendo di propria mano o economicamente, rende diverso il modo di vedere internet. Provare per credere, fidatevi. Però sappiamo tutti che non si vive di solo amore. L'open-source si mantiene non solo con donazioni volontarie, spesso sono le stesse aziende fruitrici del software a sovvenzionare lo sviluppo dello stesso, non dovendo pagare la licenza d'uso di altri software. Oppure, molto più semplicemente il team di sviluppo stipula dei contratti per il supporto, fornendo il software gratuitamente. Ci sono molteplici modi per generare entrate economiche e, tendenzialmente, gli sviluppatori di software open-source preferiscono tutelare realmente l'utente finale, quasi come fosse un marchio di fabbrica.

L'esperienza d'uso e totalmente diversa. Non biasimo amici o colleghi che si trovano spaesati durante l'utilizzo di un software diverso da quello cui sono abituati. Spesso sento dire che mancano molte funzioni o che non riesco a trovare “quel maledetto tasto”. Come già anticipato, l'abitudinarietà ci rende schiavi dell'utilizzo. In aggiunta il mercato attuale in ambito tecnologico ha oramai radicato il noi la necessità di ultilizzare l'ultimo modello disponibile. Più perfomante, più veloce, foto migliori, senza neanche accorgerci che utilizziamo neanche la metà del reale potenziale del nostro dispositivo. Concludo, per evitare di cambiare discorso, che potremmo vivere tranquillamente con uno smartphone o un pc di qualche anno fà e riuscire ad utilizzarlo egregiamente.

La scelta è vostra.

Ho cercato di esprimere i concetti nel modo più semplice e basilare possibile, evitando di entrare nel dettaglio per due semplici motivi. Prima di tutto questa è la mia esperienza e la volevo trasmettere così come l'ho vissuta, senza ostentare competenze che non mi appartengono. Secondo motivo, quello più importante. Sono convinto che a questo punto della lettura siano arrivate solo le persone che, non ne erano al corrente o, come il sottoscritto, non si erano mai poste il problema. Spero di avervi trasmesso la curiosità necessaria a farvi delle semplici domande, chiedervi se è necessario accettare quel mercato secondario dei nostri dati e, più in generale, spingervi ad un utilizzo consapevole dei dispositivi che tutti noi utilizziamo quotidianamente. Dispositivi nei quali riponiamo tutte le nostre informazioni, magari anche quelle intendiamo tenere nascoste. Informatevi se ho dunque attirato la vostra attenzione; leggete anche voi tra le righe, oppure trascurate il tutto, a voi la scelta.

°Fine°


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