Io, me & Israele*
Ho conosciuto il primo ebreo a boh... 30 anni credo, quando ho iniziato a lavorare vicino al ghetto di Roma. Come molti avevo una patina di antisemitismo, senza saperlo e nonostante avessi letto Anna Frank e Primo Levi. A sinistra si usava boicottare i prodotti israeliani e io vietavo a mia moglie l'acquisto dei pompelmi di Jaffa, anche se non avevo un'opinione precisa sul conflitto israelo-palestinese. Lo scoppio della prima intifada mi ha spingeva su posizioni molto critiche verso Israele e la sua politica nei confronti dei palestinesi.
Per andare al lavoro impiegavo almeno un'ora e – come sempre – leggevo durante il tragitto, anche in piedi o nell'autobus affollato. Cercai perciò qualche libro che mi spiegasse meglio cosa stava succedendo in Israele. Frequentavo la libreria Rinascita a via delle Botteghe Oscure, lì ho comprato Il vento giallo di David Grossman: mi s'è spalancato un mondo. Da allora ho letto altri libri sull'argomento (per dire: perfino uno sul Mossad e un'altro sull'Haganah), e ho iniziato a leggere anche altri autori israeliani, yiddish o anche americani come Philip Roth o Chaim Potok. Nel giro di pochi anni e decine di libri dopo la mia patina di antisemitismo è scomparsa, lasciando il posto a una marcata, sofferta empatia verso gli israeliani. Questo spiega perché ho una grande riluttanza a commentare le prodezze dei governi israeliani. Quando leggo o sento le notizie provenienti da Israele penso sempre: sì, ma...
Come in questi giorni: un governo decisamente di destra (fascisteggiante è forse un termine corretto) ha ordinato un attacco a Jenin , in particolare al campo profughi, un piccolo rettangolo sovrappopolato. Fare operazioni di guerra in un contesto simile è criminale, i cosiddetti danni collaterali sono enormi. La mia “simpatia” verso Israele viene davvero messa a dura prova, non sono pratico di strategie antiterrorismo né di guerra in zone affollate e questa situazione mi provoca grande imbarazzo e mi scuote. Però succede una cosa, anzi due: un palestinese in macchina si lancia sulle persone a una fermata dell'autobus, scende e accoltella qualcuna delle persone che soccorrono i feriti; alcune ore dopo un esponente di Hamas credo l'abbia nominato come attentato eroico! La legittimazione di un'azione del genere da parte della leadership palestinese mi toglie, all'istante, qualunque residua simpatia per Hamas e l'Anp.
Ho appena finito di leggere Un arcobaleno nella notte di Dominique Lapierre che racconta l'epopea del Sudafrica, dal primo sbarco di olandesi nel 1652 fino all'elezione di Nelson Mandela nel 1994, il che mi dà fiducia sulla risoluzione del conflitto israelo-palestinese: penso che nel giro di 2-300 anni si arriverà a una soluzione negoziata e la regione sarà finalmente pacificata. Temo che non sarò qui per avere la notizia, quindi se qualcuno volesse rivolgermi un pensiero quando questo avverrà gliene sarò grato (anche se non so esattamente come, visto che sono ateo).
*si è capito che adoro citare film scemi