Tutti ar mare
Ogni volta che vado al mare mi colpisce l'enorme pressione che c'è attorno alle spiagge. Sulla spiaggia di Sabaudia, dove vado di solito per motivi di logistica familiare, in queste occasioni diventa impossibile accedere al mare; la strada costiera sulla duna è un parcheggio ininterrotto, e la gente cerca disperatamente di liberarsi della macchina per poter passare qualche ora sulla riva: ma la situazione è identica dovunque sono stato.
Poi mi viene in mente che cento anni fa esatti per la spiaggia di Roma si era trovata una soluzione ben prima che si presentasse il problema: e poi tra la fine degli anni quaranta e l'inizio dei cinquanta del novecento la si era pure perfezionata. E questa soluzione è l'accesso al mare per ferrovia, che resterebbe il modo più civile e pulito per godersi una giornata di svago, senza l'assillo del parcheggio e del traffico. La ferrovia Roma-Lido, oggi ribattezzata Metromare, porta sul litorale romano in circa mezz'ora partendo da Porta San Paolo, e passa parallela alla spiaggia fino a oltre la pineta di Castelfusano (che è anche un parco bellissimo): che volere di più?
Certo, i treni dovrebbero essere frequenti e confortevoli, l'accesso alla stazione terminale in città dovrebbe essere facile e veloce, e il litorale dovrebbe essere accessibile senza gli orrendi stabilimenti balneari degli anni sessanta; e soprattutto i miei connazionali dovrebbero accettare il fatto di condividere il mezzo di trasporto con altri, anziché mantenere la puzza sotto il naso e non voler avere a che fare con gli estranei. Ma qui stiamo parlando di un principio, e della sua negazione nella realtà. Ora il lavoro da fare sarebbe quello di metterlo in pratica non solo dove già si può ma anche dove c'è più da fare: ma la parte principale è quello di far accettare l'idea che le cose possono cambiare, e che possono cambiare in meglio.