Melas

Meditazioni ai limiti dell'esistenza

In silenzio, rimaniamo, quando andiamo a trovare un nostro caro scomparso.

Lasciamo che i ricordi parlino per noi.

Ricordando, desideriamo distruggere quella tomba eretta sul nostro cuore.

Divelta vorremmo che fosse quella pietra.

A nuova vita i nostri cari riportar vorremmo.

Come Prometeo divorato dall'aquila.

Ogni notte, le ferite si rimarginavano; per un futuro supplizio.

Così noi, in senso inverso;

Ogni volta liberiamo il nostro amore; l'amica scomparsa; l'amico scomparso; il fratello; la sorella; il padre; la madre;

Ecco. Per un attimo sono di nuovo lì.

Vivi.

Accanto a noi.

Ma ben presto tutto svanisce...

Il nostro caro, perduto, rientra nell Tomba.

Le rovine del suo epitaffio si ricompongono.

E il nostro cuore, di nuovo, muore.

Adesso, che sono vivo, chiedo scusa. A tutti.

«Io ti perdono.»

Ma... Il perdono sarà dettato dal dolore per la mia morte.

Rimanete in silenzio.

Ricordate, cosa, io, vi ho fatto.

Così come, io, ho ricordato.

Non perdonatemi.

Perché in questo Mondo, non esiste il Perdono. Ma solo

chiedere: «Scusa.»

C'era una volta una gocciolina d'acqua.

Un giorno, cadde. Ella morì. In silenzio.

Come conviene all'Uomo.

Eppur della Morte sappiamo già tutto.

Che essa può essere:

Dolorosa; Tranquilla; Soave; Terribile.

Perché ci ottenebriamo?

Quel che più ci angoscia non è la Morte.

Ma il Morire.

La Morte è solo dei Morti.

Il Morire, appartiene ai Vivi.

Un sogno senza sogni è come morire.

Per questo, noi sogniamo:

per illuderci di essere ancora vivi.

Un'angoscia ci attanaglia, quando non riusciamo a ricordare quel che abbiamo sognato.

È l'Epifania del Morire.

Non ricordando, ci avviciniamo al Verbo definitivo.

Ricordando inganniamo noi stessi.