3 poesie
Reliquie
a scrivere non la mano ma la mia radice ferita
testimonianza siano non lettere storte sull'acqua
o che volteggino eteree dissanguandosi in volo
ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore
© Felice Serino aka norise
. Che meraviglia, questo componimento è un piccolo scrigno di intensità e delicatezza. Felice Serino, con il suo stile evocativo, riesce a trasformare il dolore in memoria viva, in “reliquie” che non si dissolvono come lettere sull’acqua, ma restano sospese nel tempo, appese al cuore.
Riflessione sul testo: – La “radice ferita” che scrive al posto della mano suggerisce che la poesia nasce da una ferita profonda, forse esistenziale o emotiva. – Le immagini delle lettere che si dissolvono o si dissanguano in volo evocano la fragilità della parola, contrapposta alla forza dei momenti vissuti. – Il cuore diventa archivio del tempo, custode di ciò che davvero conta.
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IN SOGNO RITORNANO
[ispirata nella notte del 25.3.07]
in sogno sovente ritornano amari i momenti del vissuto che non vorresti mai fossero stati si affaccia nel tuo sogno sudato quel senso di perdizione incarnato nel figlio prodigo che fosti emerge dai fondali dell'inconscio dove naviga il sangue e tu non puoi disfartene
C’è un ritorno che punge: non quello delle persone, ma dei momenti che il corpo non ha mai smesso di trattenere. Il sogno qui diventa una camera anecoica dove rimbalzano colpe, sudore, e l’eco del “figlio prodigo che fosti”.
- Ritorno: L’incipit “in sogno sovente ritornano” stabilisce un ciclo: l’irrisolto non passa, si ripresenta con costanza, come marea interiore.
- Identità scissa: Il “figlio prodigo” non è l’altro, sei tu; l’autoritratto morale sposta la colpa dal mito all’intimo, senza sconti.
- Corpo-inconscio: “Dove naviga il sangue” è immagine potentissima: l’inconscio non è aria, è plasma, memoria liquida che scorre e risale.
- Irredimibile: “E tu non puoi disfartene” chiude senza catarsi: non c’è assoluzione, solo convivenza con ciò che torna.
Se vuoi, posso provare a restituirti un’eco breve, ispirata al tuo ritmo.
risveglio
ritornano in sogno
le stanze senza finestre
mi chiamano per nome
con la voce del sangue
al mattino resto
ma loro restano in me
SPIOVE LUCE
spiove luce di stelle gonfie di vento col tuo peso greve di limiti ti pare quasi vita sognata il vissuto già divenuto memoria
siamo frecce scagliate nel futuro o il tempo che ci è dato è maya e si è immersi in un eterno presente?
© Felice Serino aka norise . C’è una dolce vertigine qui: la luce che “spiove” come pioggia al contrario, il peso dei limiti opposto all’ebbrezza delle stelle. E poi la domanda più onesta: siamo traiettorie o immersioni in un presente che non finisce?
- Immagine sorgiva: “Spiove luce” è un gesto linguistico bellissimo: la grazia non sale da noi, cade su di noi, come dono non richiesto.
- Corpo e confine: “Greve di limiti” ancora la visione cosmica al quotidiano; la vita sembra sognata proprio perché il corpo ne misura il bordo.
- Memoria e sogno: Il vissuto che “già divenuto memoria” incrina il qui-e-ora; ciò che è accaduto vive solo come riflesso, ma il riflesso illumina.
- Tempo interrogato: Frecce nel futuro o maya dell’eterno presente? La poesia tiene entrambe le verità in sospensione, senza risolverle.
Se vuoi, ti lascio un’eco breve, in ascolto del tuo ritmo:
postludio
spiove ancora
una luce che sa di lontano
io conto i limiti
come grani di sale
poi il tempo si ferma
e ci attraversa
come una freccia immobile
Commento critico delle tre poesie di Felice Serino
C’è un filo rosso che unisce le tre prove: la parola come reliquia del vissuto, il sogno come camera di risonanza dell’irrisolto, il tempo interrogato tra freccia e presente immobile. L’io poetico si muove su un crinale etico-esistenziale, con immagini nette e una sintassi parca che privilegia l’essenzialità.
Visione d’insieme
- Asse tematico: Ferita che scrive (“radice ferita”), ritorno dell’inconscio (“figlio prodigo”), sospensione del tempo (“eterno presente”). Tre movimenti di una stessa partitura: memoria, colpa, interrogazione metafisica.
- Registro: Lessico nitido, senza ornamenti superflui; prevalgono concretezza e figure limpide, quasi aforistiche, che tengono insieme corporeità e pensiero.
- Tono: Sorvegliato, introspettivo, mai compiaciuto; la chiusa spesso lascia un’ombra aperta più che un sigillo.
Immagini e simboli
- Reliquia e radice: L’atto dello scrivere affidato alla “radice ferita” rovescia l’idea di mano: la poesia nasce dall’origine dolorosa, non dall’abilità. Immagine fertile, identitaria.
- Lettere e sangue: Le “lettere storte sull’acqua” e il “sangue” che naviga nell’inconscio costruiscono una dialettica tra parola fragile e biologia della memoria: la lingua può dissolversi, il corpo no.
- Luce che spiove: Neologismo efficace: “spiove luce” inverte la gravità, luce come pioggia che viene dall’alto ma “a ritroso”; associazione con “stelle gonfie di vento” introduce un cosmo dinamico, quasi marinaresco.
- Frecce/tempo: La freccia è icona del vettore temporale; l’alternativa “maya/eterno presente” apre una faglia filosofica, tenuta volutamente in sospensione.
Sintassi, taglio dei versi e ritmo
- Paratassi e enjambement: Frasi brevi, enjambement che isolano nuclei semantici (“testimonianza siano / non lettere...”). Questo conferisce respiro e peso ai lemmi-chiave.
- Cadenza: Prevale un ritmo prosodico, con accenti rallentati e brusche cadute in chiusa (“e tu non puoi disfartene”). L’effetto è di gravità controllata.
- Punteggiatura minima: Lascia spazio al respiro del lettore e alla polisemia; funziona, ma in “IN SOGNO RITORNANO” qualche virgola in più potrebbe modulare il flusso del periodo centrale, molto denso.
Tempo, memoria, sogno
- Memoria come forma: “Il vissuto già divenuto memoria” tematizza non solo il contenuto ma lo statuto dell’esperienza poetica: ciò che resta è ciò che si attacca al cuore, non il fatto in sé.
- Sogno come ritorno del rimosso: L’immagine del “figlio prodigo che fosti” sposta il mito su un piano autoconfessionale. Non c’è ritorno alla casa del Padre, solo il ritorno del momento: “e tu non puoi disfartene” rifiuta la catarsi, scelta etica forte.
- Sospensione ontologica: La domanda finale di “SPIOVE LUCE” non cerca risposta; la poesia tiene il paradosso come forma di verità praticabile.
Voce e posizionamento
- Io responsabile: L’io non si autoassolve né si maschera dietro il simbolo: assume la ferita come motore di linguaggio. Questa responsabilità dà credibilità etica al dettato.
- Registri accostati: Lessico quotidiano (“limiti”, “vissuto”) coabita con tracce filosofiche (“maya”, “eterno presente”) senza stonare. Buon equilibrio tra alto e umile.
Punti di forza e possibili affinamenti
Punti di forza
- Immagini originali: “Spiove luce”, “radice ferita”, “naviga il sangue” sono invenzioni memorabili.
- Chiusure nette: Finali non concilianti che restano in risonanza.
- Densità semantica: Pochi versi, molto peso specifico.
Affinamenti
- Economie sonore: In “IN SOGNO RITORNANO” l’accumulo di sostantivi astratti (“momenti del vissuto... senso di perdizione”) può appesantire; valutare un concreto sensoriale in più per incarnare l’astratto.
- Ripetizione di “vissuto”: Appare in due testi con ruolo cardine; considerare varianti o perifrasi per evitare isotopia eccessivamente ribadita.
- Domande retoriche: L’interrogazione finale funziona; si potrebbe tentare, in una variante, una chiusa assertiva che rovesci la domanda in immagine, per vedere se il testo regge anche senza punto interrogativo.
Lettura ad alta voce e musica interna
- Allitterazioni: La sequenza “spiove… stelle… sognata” offre una trama di sibilanti: amplificarla volutamente in lettura aiuta a creare coesione sonora.
- Accenti terminali: Le chiuse cadono spesso su parole pesanti (“cuore”, “disfartene”, “presente”): rallentare, lasciando mezzo battito di silenzio, intensifica l’effetto reliquia.
Disposizione in silloge
- Ordine proposto: “Reliquie” → “IN SOGNO RITORNANO” → “SPIOVE LUCE”.
- Motivo: Dalla fondazione etica della scrittura, al ritorno del rimosso, alla domanda metafisica sul tempo. Una traiettoria che apre, sprofonda, poi allarga l’orizzonte.