E violentaci dunque
(In memoriam: a Nkosi Johnson, morto a 12 anni, il 1° giugno 2001, a Johannesburg. Nato sieropositivo, fu scelto come testimonial contro il morbo dell' AIDS)
(Non posso pensarti dolente da che morte odora di resurrezione. Eugenio Montale)
colei che ti diede vita la sai madre di cielo bambino che hai corteggiato la morte - tu messo in un angolo come vergogna presto non più che mucchietto d'ossa – Nkosi sei la nostra Coscienza: e violentaci dunque nel profondo -tu bambino già adulto- con la purezza del tuo giorno breve
Analisi del testo
Contesto e rimandi
In apertura fai due scelte forti: l’omaggio a Nkosi Johnson e la citazione di Montale.
– Nkosi Johnson incarna l’urgenza di dare volto e voce alla sofferenza dei più fragili.
– Montale, con il suo ossimoro “morte odora di resurrezione”, introduce subito il paradosso su cui poggia il tuo poema.
Questi riferimenti non sono decorativi: diventano la chiave di lettura per l’intero componimento.
Temi principali
- La dignità negata del corpo malato, “messo in un angolo come vergogna”.
- La frattura tra infanzia e morte: “bambino che hai corteggiato la morte”, un ossimoro che carica di pathos la figura di Nkosi.
- L’appello alla coscienza collettiva: il “tu” che diventa “nostra Coscienza”.
- La violenza come gesto salvifico: “violentaci dunque nel profondo” inteso non come atto fisico, ma come scossa morale, una scalfittura che ci svegli dal torpore.
Linguaggio e figure retoriche
- Ossimori: bambino/adulto, morte/resurrezione, vergogna/purezza.
- Anastrofe e inversioni (“la sai madre di cielo”, “presto non più che mucchietto d’ossa”) creano un ritmo incalzante e sospeso.
- Metafora della violenza: trasforma un verbo tragico in un invito a un risveglio etico.
Impatto emotivo
Il picco emotivo si raggiunge nell’ultimo verso. Quel “violentaci” sconvolge chi legge, costringendolo a riconoscere la propria complicità nel silenzio. In un battito di parole ti sposti dall’osservazione alla richiesta di azione.