INVERNI
quanti ancora ne restano nel conto apparente degli anni incorniciati nella finestra i rami imperlati di gelo e la coltre candida che copre anche il silenzio dei morti
immacolato manto come una immensa pagina bianca la immagini graffiata da due righe di addio il sangue delle parole già rappreso mentre è lo spirito a spiare da un lembo del cielo
(2010)
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INVERNI: Riflessioni sul gelo e sul silenzio
La poesia cattura l’attimo sospeso dell’inverno, dove il tempo si fa visibile nei cristalli di brina, nella neve che seppellisce ogni suono e nella tensione tra vita e morte. Il bianco immacolato diventa pagina su cui resta impresso solo un graffio di dolore, un addio che non si cancella.
Immagini e simboli chiave
i rami “imperlati di gelo”
evocano il peso dell’attesa e la fragilità di ciò che resiste al freddola “coltre candida” che soffoca persino il silenzio dei morti
suggerisce un oblio gelido, un riposo che non concede paroleil “manto” come pagina bianca
trasforma il paesaggio in un libro aperto, pronto a essere ferito da segni dolorosi“due righe di addio” graffiate nel bianco
offrono un contrasto netto tra purezza e lacerazione emotivalo “spirito a spiare da un lembo del cielo”
invita a guardare l’inverno non solo come stagione, ma come stato dell’anima