pulsatilla

La sfida è scrivere tutti i giorni, disse una volta un mio amico. Un blogger. A quei tempi avere un blog non era solo un modo per “esserci”, per farsi notare; era un esercizio quotidiano di condivisione di sé.
Il punto è questo: siamo in un mondo estremamente giudicante, quindi esprimersi è sempre più difficile. Perché il giudizio è un boccone duro da ingoiare. Alcuni, come me, hanno preferito non esserci, sparire, piuttosto che assorbire l'amarezza del giudizio. Alla prossima stella cadente esprimerò il desiderio che tutti su questa Terra possano sentirsi accolti così come sono, invece di ingaggiare una lotta per sembrare migliori degli altri. Il giudizio ammazza la nostra identità, perché ci condanna a essere selettivi con noi stessi, a portare avanti solo le parti di noi che sono socialmente accettabili, che possono risultare in apprezzamento, o seduzione, o plauso. In questo modo, la società umana si trasforma in una grande vetrina. Abbiamo tutti un bisogno disperato di sentirci apprezzati e accolti. È un bisogno fisiologico, è il modo in cui il nostro sistema è cablato, siamo animali che hanno bisogno di appartenenza ad un clan per sopravvivere. Da soli moriamo. Abbiamo bisogno di tocco, di cure, di appartenenza, di riconoscimento, di affetto. Dal bisturi alla minigonna alla laurea, usiamo tutti gli strumenti che troviamo per farci apprezzare dagli altri. È una vita sfiancante, dopo un po'. L'umanità mi fa una grande tenerezza. La vorrei cambiare, e alla seconda stella cadente, spero, potrò chiedere un mondo dove la tenerezza ci bagni, e ci cambi.

Il mio piccolo modo per celebrare l'equinozio è aprirmi un blog. Oggi luce e tenebra sono in equilibrio, ma da domani la tenebra inizierà a prevalere, a mangiarsi la luce boccone dopo boccone finché non arriveremo a dicembre. Mi sono sempre opposta all'inverno. Al freddo. Alla mancanza di luce. Da qualche tempo, invece, ho imparato a fare il cadavere in mare. A farmi trascinare dai flutti. È un'esperienza terribile, di abbandono totale della volontà personale, ma questo esercizio ha avuto anche degli aspetti positivi, ad esempio questo: se arrivano le tenebre, non mi oppongo più. Mi ci butto dentro. Onoro i cicli, facendone parte. Ho passato la prima parte della mia vita a danzare la mia danza. Adesso, da qualche anno, lascio che sia la Danza a guidare la mia danza. Fa veramente paura non scandire più il passo. Bisogna avere fiducia nel fatto che la Danza faccia per te; in altre parole, bisogna avere una sorta di fede in Dio, per abbandonarsi. Buon equinozio a tutti. E mi faccio gli auguri da sola per l'apertura di questo blog, un piccolo canto nel Canto.