E’ ormai qualche anno che tengo un diario con varie annotazioni circa un percorso, un collegamento che, a partire dal mare di Ventimiglia, si snoda per la val Roja fino a Limone Piemonte.
Da qualche giorno sento la necessità di rivedere e migliorare questo materiale per pubblicarlo; la scintilla è scattata partecipando all'inaugurazione di un tratto di pista ciclabile nella città di Imperia, quel sabato ho colto l’occasione per tornare fino a Ventimiglia in bicicletta percorrendo la totalità di quel percorso (Imperia – Ospedaletti, circa 40 km). Ho avuto la riprova definitiva che un percorso simile non è solo un manufatto costruito dall'uomo, è un sistema che crea dei nuovi legami, collega sinapsi sociali prima isolate.
Nella pedalata ho trovato molte persone vivere la mia provincia in una maniera unica, godere di scorci spettacolari, fermarsi nei ristori lungo il percorso, parlare con amici ma anche riflettere nel silenzio del mare.
Da questa riprova la necessità di condividere,di non lasciare che resti tutto chiuso in un cassetto, nella speranza che possa far nascere una riflessione così come quelle nate anni addietro con il progetto della Ciclabile Tirrenica o il sistema Eurovelo 8.
Questi nomi sono in realtà i pilastri fondativi del mio pensiero. La prima è un percorso ciclabile in senso stretto, in sede propria e votato ad un turismo più semplice; la seconda è invece una delle grandi ciclovie che attraversano l’Europa, con un carattere più indicativo e meno infrastrutturale. Entrambe passano per Ventimiglia ma in direzioni opposte, rendendo così la città un crocevia di carattere internazionale. A un immaginario trivio ci si trova a poter scegliere la litoranea verso Roma o verso Cadice, dall'altro tentare di valicare le Alpi Marittime risalendo la Val Roja.
Proprio questa valle giace dal 2020, anno della catastrofica tempesta Alex che distrusse buona parte della strada e bloccò l’accesso stradale al Col di Tenda, in uno stato di torpore e sembra destinata a spegnersi. Il progetto di raddoppio del traforo del colle ha subito anni e anni di ritardi e anche qualora venisse concluso non credo si possa più tornare ai fasti di un tempo.
Almeno non continuando a ragionare in un’ottica così arretrata.
La Val Roja è ostica, stretta nelle sue gole, scoscesa nei suoi pendii eppure ospita delle comunità capaci di accettare e valorizzare il loro territorio. Penso ai Brigaschi e alle loro pecore, ma anche ai comuni di Tenda e Breil sur Roya, chiusi in quelle gole eppure ricercati da molte persone stanche del rumore delle grandi città, volenterosi di mettersi in contatto con la natura. Sicuramente un collegamento canonico alle estremità è necessario ma un nuovo futuro non può basarsi solo su questo.
Sono convinto che l’unica possibilità sia quella di infondere nuova linfa dando modo ai viaggiatori di trovare un attraversamento lento, a piedi o in bicicletta, alla giusta velocità per avere uno scambio con il territorio e non limitandosi ad attraversarlo.
Seguiranno le mie idee, esposte nella forma di un diario di appunti di un viaggio immaginario in sella alla mia reale bicicletta, arricchite da disegni e schemi che tanto mi piace realizzare.
Con uno suono a metà tra un fischio e uno sbuffo il regionale spegne i suoi motori, le vibrazioni si smorzano e le porte delle carrozze si aprono definitivamente.
E’ una tarda mattina di primavera quando arrivo a Ventimiglia. Sgancio la chiusura del reggisella della mia fedele Brompton e le sue rotelle iniziano a rotolare in direzione di quella che sembra essere una rampa; purtroppo il mio è solo un abbaglio e davanti a me si spiega una ripida scala verso il sottopasso, in lontananza il simbolo di un ascensore che decido volontariamente di non seguire. Mi armo di pazienza, carico lo zaino in spalla abbasso il reggisella e sollevo di peso la bicicletta, fuori dalla stazione dovrò trovare un punto dove allestire il mezzo per pedalare fino al B&B. Uscito dal sottopasso il percorso obbligato mi guida verso l’atrio della stazione, prima di questo un imponente dispiegamento di forze dell’ordine controlla i viaggiatori in arrivo: vengo squadrato rapidamente, nessuno degli agenti ritiene di approfondire i motivi del mio viaggio e in pochi istanti eccomi sui gradini della piazza della stazione.
Il primo impatto della città è gradevole, un percorso ciclabile si dirama in tre direzioni: alla mia sinistra, costeggiando un parcheggio il percorso sembra svilupparsi parallelamente ai binari, a destra sembra sparire tra dei capannoni ferroviari dismessi e infine il il terzo ramo mi dà l’impressione di addentrarsi nel cuore della città. Pur avendo già scelto quale direzione intraprendere devo prima allestire la bicicletta per renderla operativa: sgancio nuovamente il reggisella fino ad estenderlo completamente, ruoto il manubrio, lo fisso stringendo il primo morsetto a vite, apro il pedale e con il consueto gesto apro la bicicletta. Non mi resta che serrare la seconda vite e aprire il pedale: sono pronto a pedalare. Uno sguardo per controllare che non ci siano macchine e complice la pendenza favorevole sono in movimento verso il centro città.
Nelle prime centinaia di metri incontro un’isola pedonale e a ridosso della stessa un grande mercato coperto, brulicante di persone intente a esaminare frutta e verdure dai mille colori. Sento anche profumo di prodotti da forno provenire dall'interno del mercato ma il mio occhio non riesce a individuare l’origine.
Nell'isolato successivo la piazza del Municipio si apre alla vista, peccato sembri essere destinata ad uso parcheggio e si presenti come una spianata coperta di lamiere. Ancora oltre i giardini comunali dagli alti pini marittimi, la ciclabile sembra costeggiare il perimetro e finalmente vedo il mare. In realtà mi trovo in una piccola piazzetta con una fontana molto graziosa, a fianco il fiume, immagino sia il Roja futuro compagno di viaggio, sopra di esso si slancia una passerella pedonale non propriamente avveniristico ma utilizzato da molte persone. Mi avvicino e noto in prossimità dell’altra riva una bicicletta scendere lungo quella che sembrerebbe una rampa per disabili.
Il mare è più vicino ma non sono ancora giunto al litorale, decido di continuare seguendo lo scorrere del fiume e arrivato all'angolo tra la foce e il parco, dopo un ristorante si aprono finalmente le spiagge e l’orizzonte del mare. Pedalo tranquillamente lungo la costa sempre protetto dalla ciclabile, il traffico veicolare scorre lento eppure è bello spostarsi senza dover preoccuparsi dei mezzi che circolano sulla strada.
Avanzo per circa un chilometro fino ad arrivare all'area naturalistica del torrente Nervia. Sembra essere un luogo incontaminato nonostante sia circondato dalle abitazioni. Potrei continuare oltre ma l'orologio mi ricorda che è ora di pranzo, decido allora di tornare indietro di qualche centinaio di metri, avevo adocchiato un baretto sul mare dove poter chiedere informazioni sulla zona. Mi siedo a uno dei tavoli, l'ambiente è molto disteso, sento del reggae dalle casse; sulla carta trovo il “grillé” una rivisitazione del croque-monsieur francese, vada per quello. Approfitto della pausa per cercare il B&B, scopro essere proprio dietro l'angolo e così dopo pranzo vado a presentarmi e lasciare il grande zaino per muovermi più agilmente. Passerò tre notti a Ventimiglia, domani visiterò Mentone e l'indomani Dolceacqua.