schluca

No, niente Wozniak o Steve Jobs, qui si parla dei VERI inventori del Personal Computer, qui si parla di una storia Italiana che cambiò il mondo. Ivrea 1962, Il genio visionario Adriano OLIVETTI è già morto e la successione dell'azienda è affidata a suo figlio Roberto. C'è però un ingegnere di nome Pier Giorgio Perotto, che ha un’idea geniale, degna del grande Adriano: costruire una macchina per elaborare dati che offra autonomia funzionale e che quindi abbia dimensioni ridotte per stare in ogni ufficio, programmabile, dotata di memoria, flessibile e semplice da usare. Perotto crea un team di giovani Ingegneri: Giovanni De Sandre, Gastone Garziera, Giancarlo Toppiche, che lavora su questo progetto “IMPOSSIBILE” per l'epoca, considerando che sino ad allora i Computer erano grandi come stanze ed utilizzabili solo da esperti programmatori. Dopo un anno dal lancio del progetto, il TEAM riesce a sviluppare un primo rudimentale prototipo rinominato “Perottina” ma purtroppo Olivetti, sprofonda in una crisi finanziaria profondissima, entrano nuovi soci e non capendo le potenzialità enormi che aveva il reparto Elettronico dell'azienda lo svendono all'americana General Electric con tutti i brevetti, al motto: “Nessuna azienda Europea può entrare nel mercato dell'elettronica, non fa per noi, non siamo in grando, per quello ci sono gli americani” Perotto però riesce a sottrarsi e sottrarre il suo TEAM al trasferimento, e prosegue, dimenticato dal resto dell'azienda che oramai si occupava d'altro, nel suo progetto visionario facendo progettare il Design della Macchina a Mario Bellini (designer famoso dell'epoca) 1965 New York. Il prototipo definitivo della Programma 101 è finalmente pronto ed in occasione del BEMA (salone delle macchine per l’automazione dell’ufficio), la fiera piu' importante dell'epoca, viene presentata al grande pubblico. Il PRIMO PC ebbe un successo pazzesco, stavolta a giudicarlo non erano capi d'azienda (che poco capivano di elettronica) ma persone comuni, tutti si chiedevano dove fosse il cavo che collegasse quella bellissima macchina ad un “vero computer”, nessuno poteva credere che era quello il computer stesso. Il costo passò da 100000 dollari dell'epoca di un computer tradizionale a poco più di 3200 dollari, tutti ne volevano uno, anche la NASA ne acquistò diversi esemplari. Purtroppo però In Olivetti, a parte il gruppetto di Perotto, non ci sono più i tecnici e ingegneri elettronici indispensabili sia per progettare ulteriori sviluppi del prodotto, sia per organizzare una rete commerciale in grado di vendere un prodotto ben diverso dalle macchine per scrivere o da calcolo. L’Olivetti cerca di richiamare tecnici e ingegneri che sono finiti alla OGE (General Electric), dove lavorano per gli americani; ma i tempi non sono brevi, mentre l’industria americana, colta l’importanza delle novità introdotte dalla P101, non perde tempo per imboccare la stessa strada. Il resto è storia.

“Don't Stand So Close to Me” è una delle canzoni più celebri dei The Police, pubblicata nel settembre del 1980 come singolo principale dell'album Zenyatta Mondatta. Scritta dal frontman Sting, la canzone divenne rapidamente un grande successo, raggiungendo la vetta delle classifiche nel Regno Unito e in vari altri paesi.

Significato della Canzone Il testo di “Don't Stand So Close to Me” affronta un tema delicato e controverso: la relazione ambigua e problematica tra un insegnante e una sua giovane studentessa. La canzone esplora i sentimenti di attrazione, ma anche la tensione e il pericolo insiti in una tale situazione, evidenziando il conflitto morale e le possibili conseguenze disastrose.

L'ispirazione per il brano è in parte autobiografica, poiché Sting, prima di dedicarsi completamente alla musica, ha lavorato come insegnante. Tuttavia, Sting ha sempre chiarito che il testo non riflette esperienze personali dirette, ma piuttosto osservazioni e riflessioni su dinamiche comunemente osservate.

Musicalità Musicalmente, “Don't Stand So Close to Me” si distingue per un ritmo incalzante e coinvolgente, caratterizzato dall'uso di chitarre, basso e batteria tipici dello stile dei The Police. La melodia accattivante e il ritornello ripetitivo hanno contribuito a renderla una delle tracce più riconoscibili della band.

Successo e Riconoscimenti La canzone ha riscosso un enorme successo sia commerciale che critico. Ha raggiunto la prima posizione nella classifica dei singoli nel Regno Unito e ha ottenuto un buon riscontro anche negli Stati Uniti. Nel 1982, “Don't Stand So Close to Me” ha vinto il Grammy Award nella categoria “Best Rock Performance by a Duo or Group with Vocal.”

“Don't Stand So Close to Me” è considerata una delle canzoni simbolo dei The Police, rappresentativa del loro stile musicale, una fusione di rock, punk e reggae. Il tema trattato e il suo impatto culturale hanno fatto sì che fosse ricordata come una delle tracce più provocatorie e memorabili degli anni '80.

Nel 1986, la band ha registrato una nuova versione della canzone, intitolata “Don't Stand So Close to Me '86”, con un arrangiamento più lento e riflessivo rispetto all'originale, ma che non ha ottenuto lo stesso successo della versione del 1980.

In sintesi, “Don't Stand So Close to Me” rimane un classico del rock, riconosciuto per il coraggio nell'affrontare tematiche complesse e per la sua capacità di rimanere rilevante anche a decenni dalla sua uscita.

Questo è il primo blog che scrivo, Vorrei parlare di un sacco di cose e vedremo se sarò coinvolgente Saluti!