Cammino e non ci sei

#solitudine #felicità #amore

C'è festa oggi in città. La strada principale, e qualche traversa, è piena di bancarelle, principalmente di cibo. Siamo proprio italiani... Cammino con passo calmo e osservo chi incrocio. Molti anziani e bambini: d'altronde è una mattina feriale, sono io la palla impazzita in questa situazione. Forse dovrei chiamarti, dirti che potremmo passeggiare insieme in centro, nel tardo pomeriggio. Cammino. Calzini. Pancetta. No, troveresti qualche scusa per non passeggiare con me, probabilmente il freddo o la folla. Attenta al bambino! Un signore si scusa, saluta. No, meglio prendermi del tempo per me: da quanto non lo faccio? Riempio i polmoni d'aria, guardo il cielo e continuo per la via principale. Sto così bene qui: in mezzo a un numero modesto di gente, senza parlare, ad osservare... Scamorze. Bigiotteria. Vestiti ammatassati in montagne irrispettose. Sento della musica in quel chiacchiericcio, è nella piazzetta, in una traversa. Un violino!! Cos'è? Andiamo! Vedo un violinista, in effetti, sotto la cattedrale. È un uomo curato, forse va per i quaranta, ha un cappotto involontariamente steampunk e un violino molto consunto. Noto una ragazza che lo ascolta, distantissima ma molto felice. Io mi metto a poca distanza da lui, in una ipotetica prima fila, ma non di fronte... Sono pur sempre una timidona. ...ma neanche in modo tale da essere davanti alla ragazza in disparte. Ascolto. Lui mi nota e ci sorridiamo. Una canzone triste ma intensa, che so che scorderò, ma applaudo con fervore. Lui si inchina, io accenno un inchino applaudendo. Un'altra canzone intensa, molte signore porgono monete. Lui molte volte sorride, altre volte inclina il capo, altre volte è troppo immerso nel suo violino per notarle. Sono l'unica ad essere rimasta per cinque minuti, forse dieci, e non gli ho dato neanche una moneta. A quelle signore non cambiano la vita i due spicci donati a un musicista di strada, a te sì. E poi è bravo: c'è chi gliene darà ancora. Il rintocco della campana dichiara che è mezzogiorno. C'è qualcosa di poetico in quel momento, le campane sembrano voler assistere il violinista e suonare con lui. Resto inebetita di fronte quella scena e a quel pensiero. Dai, su, è ora di andare. L'ultima canzone e andiamo, ok? Lo ringrazio con due parole, ma faccio sì che siano calorose. Ci inchiniamo ancora e, a malincuore, riprendo a camminare. Sono felice, ci voleva. Come vorrei che fossi qui con me... Forse... forse non così tanto. So che non avresti capito questa felicità. Cammino. Aspirapolveri, signore! Osservo tutto divertita. Un violino ricomincia a suonare in lontananza: Alla prossima emozione! Ricordati di restare viva! Sorrido. Cammino senza di te.