Cronache di voli improbabili
Chiudi bene l’abbaino, ché con tutte queste farfalle in giro potresti ritrovarti in un documentario di entomologia di quelli noiosi. E poi cancelli, porte, pensieri, braccia, cuori e pure frontiere... Ma davvero servono, o sono solo decorazioni urbanistiche per farci sentire importanti?
E loro, le farfalle, se ne infischiano. Stanno lì, a raccontarci di migrazioni impossibili, di spazi aperti che non trovano parcheggio e di pianure che si credono montagne. Che sia vero che “vola solo chi vuole farlo”? Mah, forse serve un corso motivazionale.
Intanto le nostre parole, piene di anidride carbonica e sogni preconfezionati, fluttuano come palloncini a una fiera di paese, pronti a scoppiare in un tripudio di romanticismo d’antan.
E l’Europa, poverina, lì davanti allo specchio, intenta a domandarsi se ha pettinato bene le sue lunghe trecce o se ha solo annodato problemi geopolitici. Le guarda, le sfiora, e pensa: “Forse dovrei tagliarle.”
Intanto le striature di colore si espandono come macchie di caffè sulla tovaglia buona, conquistando spazio senza permesso di soggiorno.
E lei, Europa, tutta intenta a scartare i regali di Natale. Che ci sarà dentro stavolta? Speranze, illusioni, qualche vecchio trattato dimenticato in fondo alla scatola? Oppure solo l’ennesima sciarpa di lana, perché si sa, l’inverno è lungo e le correnti d’aria non perdonano.