Oltre l'immagine

Lo specchio mi guarda, ma non parla. Silenzio. Nessuna parola, nessuna sentenza, solo questo riflesso che mi accompagna, ogni giorno, come un’ombra ostinata. 'Curtati,' diceva mia nonna, ogni volta che provavo a scappare da me stesso, dal mio riflesso, dalla mia verità. E io lo facevo, mi curavo, ma solo fuori, solo dove gli occhi degli altri potevano vedere. Ma dentro? Dentro restavo fermo, immobile, come una roccia che si rifiuta di cambiare forma.

La voce di mia nonna mi risuona ancora nelle orecchie, come un eco che non vuole spegnersi: 'Curtati.' Una parola che è un comando e una carezza allo stesso tempo. Prenditi cura di te stesso, non solo di come appari, ma di come senti, di quello che porti dentro. Ma chi lo sa fare? Chi ha davvero il coraggio di guardarsi dentro, quando la verità non è mai semplice?

Ci sono giorni in cui mi sveglio e mi chiedo: “Chi sei tu, davvero?” Non il volto che vedo riflesso, non le parole che dici agli altri. Ma quella parte di te che non mostri a nessuno, neanche a te stesso. La parte che nascondi sotto strati di preoccupazioni, di doveri, di maschere. Mi curo fuori, certo, mi presento al mondo come vogliono vedermi. Ma dentro? Dentro c'è un caos che non ho il coraggio di esplorare.

'Curtati.' Me lo ripeto spesso, ma il significato cambia. Prima era un imperativo esterno: sii bello, sii educato, sii come gli altri ti vogliono. Ora è un richiamo, un invito a guardare oltre l’apparenza. A curare non solo il corpo, ma l’anima. A trovare quel punto in cui mi sono perso, e forse, recuperarlo. Ma come si fa?

Lo specchio continua a stare lì, immobile, senza risposte. E io mi curo, o almeno ci provo. Ma non basta solo coprire le crepe, devi ripararle, devi affrontare quel che c'è sotto. E allora sì, forse, un giorno, quando mi guarderò di nuovo, vedrò qualcosa di diverso. Qualcosa di più vero. Qualcosa di più mio. E solo allora capirò cosa voleva dire davvero mia nonna con quel 'curtati'.

Sarà difficile, lo so. Ma forse, alla fine di questo viaggio dentro me stesso, riuscirò a scorgere qualcosa che non avevo mai visto prima. Un riflesso che non ha bisogno di essere cambiato, solo compreso. Perché curarsi, davvero, significa accettarsi. E in quel momento, il silenzio dello specchio diventerà una risposta.

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