Omar Sosa & Seckou Keita – Suba (2021)

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Quattro anni dopo il loro ottimo disco Transparent Water, ecco il secondo – altrettanto superbo album – del cubano Sosa e del senegalese Keita. Sebbene condividano un legame ancestrale con l’Africa, i rispettivi luoghi di nascita del virtuoso del pianoforte Omar Sosa e del maestro kora Seckou Keita, Cuba e Senegal, sono separati dall’Oceano Atlantico. Quando la coppia si è incontrata nel 2012, Seckou ammirava Omar per la sua spiritualità musicale, mentre Omar vedeva in Seckou una rara capacità di collaborare pur mantenendo la sua identità musicale.

Suba significa “alba” in Mandinka, la lingua nativa di Keita, che rappresenta il suo momento preferito della giornata e un momento di freschezza e speranza.

Attenti consapevoli della politica delle tante spaventose tragedie provocate oggi dal fenomeno delle migrazioni mondiali, Sosa e Keita scelgono di concentrarsi invece sul potenziale redentore o trasformativo della poetica, nella musica dove, come dice Sosa, il principio guida è il “minimalismo” – o less is more.

Nelle note di copertina Sosa commenta che è in un punto della vita in cui “fare assoli pezzi mi ha reso… non voglio dire infelice… ma quasi infelice. Perché per me la musica deve essere una conversazione, deve essere umile, deve respirare, deve fare spazio. Penso che il mondo abbia bisogno di musica gentile e bella, non arrogante, veloce e folle“.

Suba, è un inno alla speranza, a una nuova alba di compassione e vero cambiamento in un mondo post-pandemia. Il concetto del disco è pace, speranza e unità. In questo momento che stiamo vivendo, quando tutto va a pezzi a poco a poco, l’ultima cosa che abbiamo dentro di noi è una connessione sacra con la nostra voce interiore, con il nostro spirito e luce e con i nostri antenati. Cerchiamo di dare speranza attraverso la musica e dire alle persone che possiamo stare insieme. Anche se stai affrontando alcune difficoltà, riporti il tuo cervello alla normalità. Vedi l’alba come un nuovo giorno, una nuova pace, un nuovo qualcosa, buono o cattivo, un qualcosa di eccitante.

Durante tutto l’album, la musicalità mostra una grande maestria composita, sintetizzando un colore armonico giudizioso e una squisita prontezza dinamica, aspetti sia intricati che espressi apertamente di melodia, ritmo e atmosfera da Cuba e dall’Africa, dal Venezuela, dal Brasile e dall’Europa.

Una musica di respiro mondiale di visione archetipica e profondamente incoraggiante.

#duemilaventuno

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