Sul massiccio dei Monti Trebulani, in provincia di Caserta, un sentiero è diventato meta di pellegrinaggio.
La causa? Un’immagine di una madonnina apparsa su una croce dei Passionisti, ritenuta miracolosa dai fedeli.
La croce c’è da sempre, ma l’effigie è stata posta da una mano ignota solo negli ultimi anni.
Chi prega lì, dicono, trova sollievo dai dolori.
Nella cappella della Madonna di Fratejanni, sopra il sentiero, sono state lasciate fotocopie di una preghiera in spagnolo con un’immagine di una madonnina identica a quella sulla croce. Il passaparola ha diffuso la notizia. Probabilmente, si tratta di una preghiera popolare, forse legata alla corte del castello vicino alle rovine dell'antica cittá romana di Cales, abitato dagli aragonesi fino al 1700.
I Monti Trebulani sono un massiccio isolato al centro della provincia di Caserta. Sovrastra la piana campana, la valle del Volturno e il vulcano spento di Roccamonfina, nei pressi delle sorgenti dell’acqua Ferrarelle.
La vetta più alta è il Pizzo San Salvatore (1037 m), sotto a 900 metri di quota si trova un antica cappella benedettina.
Il “sentiero del pellegrino” parte dalla località Santella (tra Rocchetta e Croce e Formicola), e si dirama nel bosco verso Nocce. Qui si trova la croce dei Passionisti con il santino della madonnina. Dalla croce partono sentieri per l’eremo di San Salvatore e la cappella di Fratejanni, un tempo luogo di culto per i carbonai. L’eremo di San Salvatore, si trova su uno sperone roccioso, offre un panorama mozzafiato.
Nelle giornate limpide, si può vedere tutta la costa campana, dalla penisola sorrentina che si incunea nel mare, al Golfo di Gaeta.
Sotto il pizzo c’è una grotta usata come ricovero anche da capre selvatiche, sfuggite ai padroni. Qui si trova un ricco paesaggio roccioso, falesie, e una ricca fauna: cinghiali, scoiattoli, lupi e uccelli come poiane, falchi e bianconi.
La seconda vetta dei monti Trebulani è Madama Marta, con una terrazza panoramica a forma di piramide.
Il territorio, spesso sottovalutato, nasconde antiche testimonianze archeologiche: cisterne e muri romani, resti di chi fuggì qui dopo la caduta dell’Impero romano.
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