Scuola, lo scandalo dei fondi PNRR, il caso dei buoni pasto e dei soldi spesi allegramente

Ci sono scuole italiane dove le caldaie non funzionano e gli alunni restano al freddo, vedi l’SOS di presidi, studenti e genitori rilanciato dalla testata Il Mattino in questi giorni, nella provincia di Caserta e Napoli. Ci sono scuole dove piove dentro, altre dove gli impianti idrici risalgono a 40 anni fa con perdite e infiltrazioni nelle mura scolastiche. La risposta a "perché tutto ciò" dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi amministrativi è sempre la stessa: sono costi che deve farsene carico la Provincia, i soldi del PNRR non possono essere spesi di fronte a tutte queste emergenze. Così vengono spesi in altro e male: in progetti aleatori che vengono svolti dai professori durante le ore buca, oppure in fretta e furia nel primo pomeriggio, progetti di corsi che si accavallano, che durano soli pochi minuti. Vengono comprati strumenti tecnologici obsoleti che non servono. Per i corsi agli studenti vengono corrisposti dei buoni pasto da 7 euro. Gli alunni non tornano a casa, mangiano una merenda al volo, vanno ai corsi prendono il buono e vanno poi a cambiarlo in dolci e probabilmente in alcuni casi anche alcolici, a 5 euro nei supermercati compiacenti. I fondi sono spesi in gite scolastiche fuori periodo lunghissime, della durata anche di 15 giorni. Ci viene spontanea la domanda: ha senso spendere così male i fondi del PNRR? Alcuni stati europei hanno accettato soltanto la percentuale a fondo perduto, l’Italia no. Ha fatto incetta di tutto, ma il 40% di quanto spendiamo oggi male, lo dovremo restituire con gli interessi negli anni a venire, senza nessuna ricaduta strutturale, se non su un mero calcolo pure questo aleatorio riguardante l’incremento del Prodotto Interno Lordo che come sappiamo è solo un indicatore economico sulla spesa.
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