FIGLI CHE NON RIESCONO A STACCARSI DAI LIBRI. COSA DEVONO FARE I GENITORI?
Negli ultimi anni, sono sempre più numerosi i bambini e i ragazzi che si appassionano ai libri e che vengono calamitati dalle pagine, trascorrendo moltissime ore anche consecutive a leggere. I libri si sono enormemente evoluti dal punto di vista narratologico, hanno ambientazioni realistiche ed è oggi possibile leggere e condividere l'esperienza di lettura con amici o sconosciuti anche dall’altra parte del mondo.
I genitori solitamente si preoccupano nel vedere i figli che, libro in mano, trascorrono tantissime ore davanti ai romanzi. Non sanno come comportarsi e sono spaventati dal loro comportamento e a volte, anche dalle reazioni esagerate che hanno davanti ai tentativi di chiudere il libro. Hanno timore possano sviluppare una dipendenza, che possano essere condizionati dalle storie di violenza della maggior parte dei libri di avventura o horror che appassionano i ragazzi e che, alcuni libri, possano alterare l’umore e il comportamento dei ragazzi.
È necessario puntualizzare che, qualora ci fosse un abuso dei libri, è spesso la punta dell’iceberg di una difficoltà più profonda, non è la “causa” del problema. Per questa ragione bisogna comprendere cosa si nasconde dietro tali atteggiamenti, quali sono i bisogni che i figli cercano di compensare leggendo, dallo svago, alla condivisione, alle relazioni, alla ricerca di sensazioni, allo scarico di tensione, fino all’evasione dalla realtà e al bisogno di sperimentarsi e di sentirsi efficaci.
L’uso dei libri NON è nocivo, come troppo spesso si crede, anzi, quello che poco si sa, è che favorisce tutta una serie di abilità cognitive importanti come il problem solving o la risoluzione dei problemi, l’attenzione prolungata, la capacità di concentrazione e la reattività. Un uso adeguato dei libri può fare tranquillamente parte della crescita di un figlio. Se lui riesce a portare a termine tutti i compiti e le attività extrascolastiche in programma, alterna anche con attività concrete e ha delle relazioni amicali, non ci si deve eccessivamente preoccupare del tempo che un figlio trascorre davanti ai libri.
E’ una passione, per altri un piacere, uno scarico e, se non lo fanno con le attività che un genitore crede siano giuste per loro, non significa che sia nocivo per la salute. Anche perché è veramente importante sottolineare che NON si diventa violenti e assassini per colpa di un libro. Può andare ad interferire sulla condotta aggressiva quando c’è un forte abuso, delle condizioni di vulnerabilità e fragilità pregresse, quando il libro diventa compensatorio e aliena completamente dalla realtà, cioè quando ci sono già altri problemi psicologici o siamo davanti ad una psicopatologia.
E’ come le serie in streaming che spesso vengono accusate di essere la causa dei comportamenti violenti dei ragazzi. Se davvero così fosse, ossia, se fosse così lineare la relazione tra libro e comportamento violento, calcolando i milioni di ragazzi che leggono, avremo milioni di criminali in circolazione. Questo per dire che ci sono altre variabili che interferiscono e che vanno a condizionare la condotta.
Il disagio si manifesta quando il libro arriva a sostituire i momenti dedicati alle attività quotidiane, annullando le relazioni e favorendo l’isolamento, quando c’è un condizionamento da un punto di vista emotivo e comportamentale. La realtà romanzesca può così rappresentare, soprattutto nei momenti di fatica e fragilità, una via d’uscita per evadere dalla quotidianità, poiché offre la possibilità di sperimentare emozioni e sensazioni nuove, identificarsi con i personaggi, evitare vissuti di noia, incapacità o inutilità.
È necessario fare attenzione all’emergere di CAMPANELLI D’ALLARME che possono indicare una dipendenza, determinati NON SOLO dalla quantità di ore trascorse davanti al libro, ma da una serie di cambiamenti che sconvolgono la quotidianità dei figli, l’umore e il comportamento. I ragazzi possono diventare apatici, irrequieti e irritabili, modificare le proprie abitudini (alimentari, di igiene personale), non dormire ed essere sempre stanchi, leggere di nascosto, litigare spesso con i genitori e avere esplosioni di rabbia quando non si vuole smettere una lettura coinvolgente, trascurare la scuola, lo sport e le relazioni, presentare sintomi fisici (mal di testa, mal di schiena, disturbi della vista). Per cui, ci sono tantissimi ragazzi che leggono per tante ore anche consecutive e non sviluppano una dipendenza dai libri.
Come devono comportarsi i genitori?
La vera sfida per un genitore non sta nel vietare assolutamente i libri, ma nell’aiutare il figlio a bilanciare le proprie attività di svago e ad essere consapevole del valore del tempo che ha a disposizione.
– Non demonizzare i libri. Molti genitori tendono a mantenere le distanze e a criticare questo tipo di strumenti, senza sapere che i libri hanno anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive, di ragionamento, la presa di decisioni e la gestione degli obiettivi. Non tutti i libri sono uguali e non è tanto lo strumento in sé ad essere nocivo, ma un suo utilizzo incondizionato e compulsivo.
– Conoscere e avvicinarsi al loro mondo. Bisogna cercare di cogliere, nel rapporto con la letteratura, il loro punto di vista e avvicinarsi a questo mondo che rappresenta comunque una parte della loro vita. Il genitore deve dialogare con il figlio e condividere con lui i suoi interessi, a volte standogli vicino, proponendo di leggere insieme o parlare semplicemente del libro che sta leggendo, non solo per indagare ma per fargli venire voglia di parlarne, creando un momento di dialogo.
– Dare maggiore presenza. Bisogna evitare di cadere nell’errore di usare, sin da quando sono piccoli, i libri come “babysitter”, visto che i figli stanno lì buoni e lasciarli soli a leggere ore davanti allo libro, senza interessarsi minimamente di quello che stanno facendo. È necessario inoltre NON comprare o permettere l’utilizzo di certi libri ai figli, senza conoscere di cosa i libri trattino e senza fornirgli quegli strumenti che possono fungere da filtro a certi contenuti.
– Concordare insieme il tempo. I figli devono sapere che il tempo per i libri c’è, ma ha un limite. E’ importante stabilire insieme un tempo massimo da trascorrere a leggere, magari utilizzando anche un orologio in modo che si rendano conto del tempo che hanno passato davanti alle pagine del libro e mantengano un filo con la realtà. Si dovrebbe vietare l’uso notturno perché va ad interferire con la qualità e la quantità del sonno e quindi va a ledere le capacità attentive e di concentrazione, intacca l’umore, il ritmo sonno-veglia e grava sul sistema immunitario. Se proprio non ci si dovesse riuscire si può anche pensare di togliere le fonti di luce dalla stanza durante la notte perché a volte fanno finta di andare a dormire e poi si rialzano e continuano a leggere o leggono di nascosto sotto le coperte. Deve essere una delle condizioni che dovete definire in una sorta di “contratto” che andrete a stipulare con loro.
– Proporre delle alternative valide per loro. È necessario suggerire attività di svago e divertimento che i figli potrebbero fare con i loro amici o con voi, tenendo conto della loro età e dei loro interessi. Aiutateli a creare delle occasioni per farli uscire e interagire con i coetanei fuori dal mondo letterario. Loro diranno che parlano con gli amici dei libri che hanno letto e sono in contatto con loro, magari online. E’ vero perché sono sempre relazioni tecno-mediate ma non devono mai sostituire quelle fisiche. Attenzione anche al fatto che attraverso i libri sono comunque collegati ai circoli di lettura, hanno possibilità di scambiarsi romanzi, poesie e di condividere opinioni con gli amici, anche quelli che non conoscono. Spiegategli i rischi legati all’interagire con sconosciuti, a non dare mai informazioni personali, indicazioni specifiche, non inviare nessun tipo di materiale poetico o narrativo personale perché si aggirano anche molte truffe e molti adulti che, attraverso i libri, adescano i ragazzini.
– NON interrompere la lettura bruscamente. Molti genitori disperati arrivano a strappare di mano il libro ai figli pur di interrompere la lettura che il figlio altrimenti non riesce a fermare. Questo però attiva spesso reazioni di rabbia, frustrazione e conflitto che non porta a nulla. Si rischia così di far saltare la fiducia e portare il figlio a leggere di nascosto e trovare espedienti pur di arginare gli ostacoli. Bisogna valutare la situazione con obiettività. E’ vero che avete concordato il limite di tempo, è vero che tanti ragazzi tendono a non avere confini ma è anche vero che c’è situazione e situazione, a volte stanno concludendo un capitolo, magari stanno raggiungendo lo spannung della narrazione e chiudere il libro significa rovinare tutto il climax narrativo dell'episodio. Prima di prendere una decisione così drastica che va a violarli e a ledere il rapporto con voi, chiedete e valutate. Oltretutto ci possono essere dei giorni in cui possono leggere di più, magari sono stati bravi a scuola e possono essere premiati, altri hanno meno cose da fare o hanno creato una situazione con gli amici di condivisione. Dovete essere in grado e si vede dal loro atteggiamento quando la lettura è una compulsione o quando è solo una foga. E’ altrettanto vero che quando hanno un nuovo romanzo è normale che trascorrano più ore attaccati alle pagine del libro perché lo vogliono scoprire, perché c’è la novità, l’adrenalina e la curiosità. In questi casi è anche normale che si “abbuffino” di pagine. Il tempo trascorso a leggere, però, deve diminuire man mano che passano i primi giorni e rientrare nella norma. Se sono in vacanza o nel weekend possono anche leggere un po’ di più, se sono giorni in cui non escono per via del tempo o per via degli amici che non ci sono, anche, ma devono essere tutte condizioni monitorate insieme a voi e concordate volta per volta, in modo tale che capiscano che c’è sempre chi è pronto a mettere un paletto ed un limite perché se aspettate che lo facciano loro in autonomia si farà sicuramente notte.
– Cogliere la presenza di difficoltà e disagi. Il libro è il deterrente perfetto per evitare di pensare ai problemi, è qualcosa che attrae, che distrae facilmente, per cui può essere utilizzato per evadere dalle difficoltà, che si possono avere a scuola, con i compagni, dai conflitti familiari, dalla quotidianità che può essere vissuta con un certo malessere. Bisogna capire se ci sono dei problemi che fanno desiderare al figlio di fuggire nel mondo virtuale e affrontarli insieme, prima che diventi dipendete.
– Il sequestro non è il metodo più efficace per non farli leggere. Sequestrare un romanzo ad un figlio che legge abitualmente, è una punizione emotivamente molto pesante. Si vanno ad intaccare nelle loro abitudini profonde e in ciò che gli permette di scaricare le tensioni emotive, di non pensare, di passare il tempo e di, paradossalmente, socializzare. E’ visto dai figli come una violazione del loro spazio. Con il sequestro e con le minacce non si ottengono buoni risultati, non si recupera il ruolo e l’autorevolezza genitoriale, non si ottiene il rispetto, anzi, l’obbedienza è data solo dalla paura, non dalla comprensione di ciò che è stato fatto. Il dialogo e il tiro alla fine costante, cioè, i compromessi, sono il metodo più efficace per ottenere che il senso delle regole e dei paletti possa essere ascoltato ed accettato. Oltretutto, non si deve mai dimenticare che se anche gli sequestrate un romanzo, basta che vadano a casa di qualche amico e leggano con loro oppure vadano in biblioteca o si mettano a prendere le etichette dei prodotti del supermercato (ingredienti, modalità d'uso) per continuare a leggere.