L'estate arriva e trasforma la materia, il modo con cui la guardiamo. Ogni posto è buono per le larve di insetti, tutta la natura inizia a macerare e divorarsi. La frutta marcisce, mostra crateri gialli di muffe, la carne diventa violacea, bruna.

Piccoli moschini e zanzare tigre si attaccano alla pelle sudata e infilano canule impercettibili all'interno della pelle. Anche i sessi si aprono come frutta matura, i corpi inanimati sul letto per il caldo e le fenditure del corpo che si spaccano. L'odore dei corpi prende spazio, agguanta i vestiti, i lenzuoli. I temporali arrivano inesorabili, rapidi e violenti, come stupratori.

Le formiche silenziose tracciano percorsi chilometrici che percorrono in fila indiana in un pellegrinaggio senza senso verso i lavandini, le dispense. Fragili farfalle volano impazzite dentro ai pacchi del riso. Lasciano una sostanza incorporea sulle pareti di plastica trasparente.

Nei romanzi i colori sono accesi, i personaggi sudano, dicono frasi brevi, raggiungono un loro stato di animalità. Uccidono facilmente, rilasciano endorfina. Le correnti sotterranee di energia appaiono e scompaiono con le loro serpi luminescenti. Tutto è occidente. Del resto qua non c' è traccia.

Diverso invece a Bisanzio, vedremo i coni di luce concentrici. Ma ora è estate, è occidente. Tutto è occidente, la comunicazione è occidente. In ogni abitazione vengono conservati manici di bachelite. La luce elettrica scalda gli ambienti. Non è nemmeno possibile leggere o scrivere: tutto si attacca alla pelle.

[Nuovo incipit da “La fotografia dell'animale” aka “Bisanzio”, work in progress]