[cronache dalla scuola]
Oggi in una quinta, non mia peraltro, affianco la docente di inglese perché ho un po' di tempo libero e lanciamo un videogioco indie che ho scoperto ieri nel quale tu sei il partito socialista tedesco nel 1928 e devi – sostanzialmente – impersonare il partito socialista tedesco. La classe seduta vicino allo schermo, tutti assieme votando per alzata di mano, abbiamo giocato con me che traducevo alla buona il testo (dall'inglese) con il loro supporto e ovviamente la supervisione della docente di inglese.
Alla fine, sono le 13:49, dico, ragazzi fermiamoci qua che tra un minuto suona e dovete uscire e loro, giuro, dicono, “no prof, facciamo ancora un giro”. Se non siete pratici del mondo scuola, ai quarantanove nel tecnico in genere hanno già giacca e zaino e mordono ogni cosa si frapponga tra loro e la libertà.
Uscendo parlo con la docente di inglese, che mi ascolta, mi contraddice, limita il mio entusiasmo: certo ha funzionato anche perché prima c'è stata una lezione tradizionale, sapevano di cosa si stava parlando, certo. Però – dico io – abbiamo parlato per un'ora di parlamento tedesco, di partiti di centro, destra e sinistra, di ideologie, di caduta del governo, uso della propaganda e simili.
È, secondo me, un esempio delle potenzialità della didattica ludica, fortemente osteggiata e sottovalutata una volta usciti dal magico mondo della primaria.